Auroro Borealo tra la mamma e una band tostissima
Una trentina di concerti per promuovere «Sappi che ti ho sempre voluto bene», pubblicato da Auroro Borealo lo scorso marzo (mentre il prossimo disco, intitolato, con una buona dose di amor proprio, «Adoro Borealo», la cui uscita è prevista ad aprile 2019, sarà promosso addirittura da una cinquantina di live). Ed un cantautore icona della seconda metà degli anni Settanta, il Gianfranco Manfredi di «Zombie di tutto il mondo unitevi», autore del testo e voce recitante in una canzone sui «giovani d’oggi» contenuta nel suddetto nuovo cd (brano, intitolato «Stay Hungry Stay Foolish Stay Home», ch’è impreziosito dall’accompagnamento jazz deluxe di un trio formato da Giovanni Guidi al pianoforte, Giulio Corini al contrabbasso ed Emanuele Maniscalco alla batteria).
Sì, ma chi è esattamente Auroro Borealo? Classe 1984, registrato all’anagrafe di Brescia come Francesco Roggero, impiegato presso «meglio non dire» (come canterebbe Patty Pravo) e curatore del blog musicale Orrore a 33 giri, dedicato alla musica brutta o diversamente bella, Auroro è «un autore che non sa scrivere, un cantante che non sa cantare e un musicista che non sa suonare», e che però (non) sa fare tutte e tre le cose... decisamente bene: se ne accorgerà il pubblico della Latteria Molloy nell’ultima esibizione del 2018 di Auroro, il 29 dicembre. E se n’è accorto il pubblico di mezza o tre quarti d’Italia, con una citazione particolare per quello del Mi Ami di Milano. Con lui sul palco (dove Auroro è pericolosamente dedito allo stage diving) c’è una band tostissima: «Si chiama "I Capelli Lunghi Dietro" e - la presenta Borealo - è composta dal bassista Francesco Dioni aka Galassio e dai due ex Le case del futuro Greg Dallavoce aka Macareno alla chitarra e Braz (al secolo Nicolò Brattoli, ndr.) aka Siberio alla batteria. Oltretutto è proprio nello Studio Zinghi di Dallavoce e Braz che registriamo la mia musica».
Last but not least, siccome Auroro da bravo italiano vuole tanto bene alla mamma, nel nuovo cd ci sarà pure lei: Laura Bartoli, consigliere regionale dei Verdi fino al 1989, vocalist in «Mio figlio è ipocondriaco», una bossa nova. Trattasi di canzone autobiografica, in quanto forse anche legati all’ipocondria furono gli attacchi di panico dei quali Francesco iniziò a soffrire a 11 anni; all’epoca era solito dire: «Mamma, io muoio, ma sappi che ti ho sempre voluto bene» (da cui il titolo del secondo lavoro, dopo l’esordio del 2017 con «Singoloni»). Ma «alla fine non è ancora morto», scrive Auroro di sé in terza persona nella bio. Ed è il caso di aggiungere che oltre a essere vivo, è molto, molto vegeto.
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