Cultura

Attraverso gli occhi di Wanda Miletti Ferragamo, l'incontro in Sala Libretti al GdB

Dalla storia di un'imprenditrice di successo alla trasformazione sociale delle donne nell'Italia degli Anni '50 e '60
«Le città delle donne: un'inedita visibilità», l'incontro in Sala Libretti - © www.giornaledibrescia.it
«Le città delle donne: un'inedita visibilità», l'incontro in Sala Libretti - © www.giornaledibrescia.it
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Riflettori puntati sulle donne, sulla complessa realtà femminile in Italia negli Anni a cavallo tra il Cinquanta e il Sessanta del secolo scorso. Loro, le donne, sono state le protagoniste dell'appuntamento che si è svolto ieri nella sede del Giornale di Brescia, in Sala Libretti. 

«Le città delle donne: un’inedita visibilità» il titolo dell'iniziativa organizzata da Ande Brescia. Un’ispirazione che arriva da una delle rappresentati di quel tempo, Wanda Miletti Ferragamo: un racconto che ha mosso dalla biografia dell'imprenditrice della moda per arrivare, attraverso l'esempio della sua determinazione, ad una dimensione più generale: quella di tutte le donne di quel tempo, artiste, designer, scrittrici e grandi sarte, scienziate, giornaliste, segretarie e annunciatrici, fotografe e registe, hostess e poliziotte, o proprio come lei imprenditrici di successo.  «Donne - per dirla con le parole di Elvira Valleri - che hanno cominciato a pensare, per trovare il loro spazio».

Ad aprire l'incontro è stata Fausta Luscia, presidente di Ande Brescia, associazione creata nel 1946 per qualificare la presenza femminile nelle istituzioni e avvicinare le donne alla politica. «Oggi ci rivolgiamo soprattutto ai giovani, di ogni genere. A volte mi chiedono: ma a cosa servite? Secondo me siamo molto utili e io ne vado molto fiera. Una persona, di cui non sappiamo il nome, disse: “È sul livello di sviluppo o di arretratezza della condizione delle donne che si misura la civiltà di un popolo”, e la conoscenza della storia ci aiuta a progredire».

Con questa premessa, la parola è passata all’ospite di questo appuntamento: la professoressa Elvira Valleri, storica della Società Italiana delle Storiche, e curatrice della mostra «Donne in equilibrio», allestita al Museo Ferragamo di Firenze.

Equilibrio

L’equilibrio è infatti il punto di partenza. «È in tutti noi, dobbiamo solo cercarlo. Prima in noi e poi nel rapporto con gli altri» ha sottolineato la storica. «L’equilibrio è una costante anche nella vita di Wanda Miletti Ferragamo, e prima ancora di suo marito, Salvatore Ferragamo. Per il marito «equilibrio» voleva dire camminare bene: avere una buona scarpa, un buon arco plantare. Ma l’equilibrio è soggettivo, ognuno ha e deve trovare il proprio».

«Tra Wanda Miletti e Salvatore Ferragamo c’erano delle differenze - ha spiegato Valleri -. Quando si sono sposati lei aveva 19 anni e lui 42, diverse età, quindi. Ma anche differenze sociali: i Miletti erano una famiglia benestante, Salvatore, invece, era uno «scarparo», undicesimo di quattordici fratelli. Quando Salvatore torna in Italia, la prima volta, Wanda non era ancora nata, la seconda era una bambina. Si sono conosciuti proprio perché la madre di Wanda gli commissionò delle scarpe».

Le differenze sociali, in generale, ha proseguito la storica, durante la Prima guerra mondiale e nel primo periodo dopo guerra erano molto profonde. «Anche qui si parla di equilibrio: equilibrio tra classi sociali, equilibrio nelle scarpe, tra chi poteva permettersele, equilibrio in un’Italia che stava cambiando e stava perdendo la dimensione sociale diventando sempre più industriale, in cui le donne sono più visibili. Equilibri di vario genere, che attraversano la storia delle donne, ma anche degli uomini» ha sottolineato Elvira Valleri.

Wanda Miletti Ferragamo

Wanda Miletti Ferragamo, imprenditrice di successo, per sessant'anni a capo di Salvatore Ferragamo - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Wanda Miletti Ferragamo, imprenditrice di successo, per sessant'anni a capo di Salvatore Ferragamo - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

«Wanda Miletti Ferragamo vive si suoi anni di matrimonio essenzialmente all’ombra del marito, occupandosi dei sei figli e della casa. Salvatore Ferragamo avvia la prima azienda nel 1927, anno in cui lui e la moglie si sposano. Wanda arriva a Firenze anni dopo, dove, invece, il coniuge stava già lavorando per rilevare le quote dell’azienda e porre progressivamente la sede all’interno di Palazzo Spini Feroni». Un edificio che per Wanda diventa casa, un luogo in cui crescere i figli e in cui riunire la famiglia. «Sarà proprio la vita casalinga la sua palestra, quella che la porterà a diventare la guida di Salvatore Ferragamo dopo la morte del marito» dice Elvira Valleri.

Salvatore Ferragamo morì il 7 agosto nel 1960 a Forte dei Marmi, lasciando la moglie l'onere del destino dell’azienda. «Ferragamo a quel tempo era un brand già affermato, in una sede che diventa un punto di riferimento, un punto di passaggio per molti personaggi in visita in città. «Lei avrebbe potuto vendere e vivere di vendita - dice Elvira Valleri. Ma decide di non abbandonare il sogno del marito: quello di calzare e vestire le donne, non dalla testa ai piedi ma dai piedi alla testa».

Negli anni l'imprenditore originario di Avellino si dedicò anche alla scrittura di un’autobiografia: «Il calzolaio dei sogni». Un libro che, nel 1995, Wanda decise di trasformare: «Pensò di dare forma ai ricordi del marito, per far sentire la sua presenza in azienda. Per questo assume Stefania Ricci come direttrice del Museo Ferragamo». Dal suo arrivo, ogni anno, c’è stata una mostra: un’esposizione su Marilyn Monroe, che indossava scarpe Ferragamo, «1927. Il ritorno in Italia. Salvatore Ferragamo e la cultura visiva del Novecento a Firenze», dedicata al marito, fino a una mostra sulla sostenibilità. Quest'anno tocca a «Donne in equilibrio».

Il libro «Il Calzolaio dei Sogni» di Salvatore Ferragamo
Il libro «Il Calzolaio dei Sogni» di Salvatore Ferragamo

Dalla riapertura dello stabilimento nel settembre del 1960 fino al giorno della sua morte, nel 2018, Wanda Miletti Ferragamo non ha lasciato mai l’azienda. «Le donne nate a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso sono molto diverse dalle donne nate dopo la Seconda guerra mondiale. Perché le “donne nate dopo” cominciano a respirare un clima di incanto, di ricostruzione. Diverso dalle “donne nate prima”, che segnate dalla guerra cercavano, invece, rivendicazione. Le prime hanno altri modelli, obiettivi. Il punto di vista femminile, in generale, ad un certo punto cambia. Non sono più certe che il cammino indicatogli dalle eroine degli spazi della guerra sia giusto. Cominciano a pensare e trovano il loro spazio in cinema, musica, in una Caterina Caselli con i suoi capelli, che urla che "nessuno la può giudicare", e in una Gigliola Cinquetti che vince il festival di Sanremo. Cominciano ad usare i cosmetici. Le donne cominciano a pensare».

«Wanda Miletti Ferragamo scriveva "azienda" e "amore" con la "a" maiuscola e guardava ai giovani con la stessa sensibilità con cui guardava ai nipoti. Sapeva che loro sono il futuro. Era una moglie, una madre, un'imprenditrice, una donna. E secondo me quello che ci direbbe oggi, se fosse qui, è di fermarci e pensare, a quello che stiamo facendo, a quello che c’è da fare, ma sempre senza dimenticare quello che abbiamo fatto» ha concluso Elvira Valleri.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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