Cultura

ArtVerona tra web, spazio e paesaggio disastrato

Sono quattro gli artisti bresciani presenti a ArtVerona, in fiera anche cinque gallerie della città e della provincia.
ArtVerona tra web, spazio e paesaggio disastrato
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Ha tutta l’aria di un’invasione, nel senso più ottimistico del termine, quella dei bresciani ospiti all’edizione 2014 di ArtVerona. La Fiera nella città scaligera, aperta da giovedì e visitabile oggi fino alle 19 e lunedì fino alle 15, ha infatti tra i suoi partecipanti numerosi esponenti del panorama artistico bresciano.

Cinque le realtà nostrane presenti per quanto riguarda la sezione «Gallerie»: Colossi Arte Contemporanea, Kanali d’Arte, Paci Arte Contemporary, L’Incontro di Chiari e la neonata E3 Arte Contemporanea.

Alfieri dell’arte targata Brescia per la sezione «Indipendents» saranno i giovani artisti Filippo Minelli (1983), Marco La Rosa (1978) e Daniele Salvalai (1979): il primo presenterà «Padania Classic», un provocatorio progetto sui temi «del paesaggio contemporaneo del nord Italia e sul turismo del disastro» inaugurato ad aprile 2014 col lancio della finta startup «VisitPadania.com», sito fittizio di prenotazione turistica per visitare la Padania in occasione Expo2015; gli altri due, assieme al piemontese Francesco Arecco, saranno i protagonisti dello special project «Resilienza italiana. Dove siamo e dove vogliamo essere» realizzato in collaborazione con l’Associazione culturale Bi-BOx Art Space di Biella e curato da un’altra bresciana, la critica d’arte Ilaria Bignotti.

Salvalai, la cui ricerca artistica si pone quale analisi dell’atavica capacità dell’umanità di ricostruirsi spazi e rifugi, piccoli nidi o grandi ambienti, esporrà «Osservatorio astronomico»: un luogo, come sottolinea Bignotti, «nel quale l’uomo può entrare e trovare una posizione per guardare alle stelle e comunicare qualcosa di sé stesso all’altro e agli altri».

Meno legata alla presenza fisica dell’uomo ma egualmente incentrata sulla resa del dato spaziale, la ricerca di La Rosa indaga materialmente temi quali lo spazio e la memoria conservata di quest’ultimo. In questo senso, l’installazione «Vacuum (spazio puro)» si compone di una serie di elementi cubici in gesso alabastrino realizzati con la tecnica del calco, che conferiscono concretezza e peso tangibile al vuoto, riempiendolo, materializzandolo, incarnandolo e suscitando di fatto tutta una serie di riflessioni circa una reale e paradossale presenza dell’assenza. In questo senso la pratica del calco, ribaltamento del negativo in positivo, diviene l’escamotage per rappresentare ciò che solitamente non è dato vedere ma solo di percepire.

Dalla volontà di dare consistenza fisica a realtà immateriali, seppur con modalità ed esiti assai differenti, muove anche il lavoro di un’altra bresciana, Raffaella Formenti (1955). L’artista, selezionata per «King Kong», la sezione dedicata alle opere di grande formato, esporrà una monumentale installazione di quattro metri d’altezza, composta di elementi realizzati attraverso la piegatura di fogli di carta patinata. «SOS Sedimenti K», questo il titolo dell’opera, si propone di «dare forma fisica alla strabordante valanga d’informazioni prodotte dal web», spiega l’artista, con un intervento che sonda l’impatto del linguaggio mediatico e pubblicitario, e l’influenza di questi ultimi sulla nostra quotidianità. «Ho cercato di elaborare una rilettura tattile del flusso costante ed effimero di dati da cui siamo investiti ogni giorno, indagando una realtà di cui tutti siamo parte, anche se spesso in forma inconscia o passiva».

Nessuna riflessione particolare, nessun messaggio nascosto, soprattutto nessuna polemica, bensì la volontà di immaginare e conferire una forma tangibile e concreta a un mondo e a un’energia che, seppur virtuali, vengono percepiti come sempre più invasivi. Come la tentacolare struttura cartacea - metafora del magmatico e incontrollato dilagare di informazioni - che strizza l’occhio ad una visione della sedimentazione di dati intesa come architettura e spazio mentale. L’operazione affronta un tema di grande attualità e ben si salda alla ricerca pregressa dell’artista, da anni incentrata sull’(ab)uso di parole e immagini e sul conseguente affollamento visivo e semantico che, in un paradosso tipicamente moderno, «diviene vicolo cieco della comunicazione». La diffusa presenza di personalità bresciane fuori dai confini cittadini diviene l’occasione per ribadire l’esistenza di una fervida e brulicante attività culturale che costituisce fertile terreno per l’individuazione di una proposta artistica in grado di generare ricerche e percorsi che, è bene ricordarlo, non di rado trovano interlocutori di rilevanza nazionale e internazionale.
Bianca Martinelli

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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