Come sarà il Teatro Romano, secondo l’archistar David Chipperfield
Sarà sempre aperto al pubblico, anche durante la prima fase dei lavori dedicata agli scavi, che raggiungerà il traguardo nel 2028. Tornerà ad essere un palcoscenico, riabilitando l’antica vocazione di teatro e aprendo il sipario per un palinsesto estivo con vista sulla storia di Brixia. E, soprattutto, risvelerà la sua «anima»: quella di agorà, uno spazio di socialità e di democrazia che fa dell’incontro e del confronto (tra storia e modernità, tra antico e contemporaneo, tra visioni differenti nel rispetto) un valore e insieme un simbolo fondamentali.
Eccolo, il Teatro Romano del futuro (prossimo): il cosiddetto «progetto di massima» relativo al restauro architettonico e alla rifunzionalizzazione è stato presentato questa mattina, 8 aprile, nell’auditorium del Museo di Santa Giulia, alla presenza (tra gli altri) dell’architetto David Chipperfield, della presidente e del direttore della Fondazione Brescia Musei, Francesca Bazoli e Stefano Karadjov, della sindaca Laura Castelletti e del segretario generale della Camera di Commercio Massimo Ziletti.
Mille spettatori e un punto panoramico inedito
Come sarà? Multifunzionale: nell’idea architettonica di Chipperfield nessuna vocazione sarà cioè sacrificata. Nel dettaglio, il progetto consentirà sia l’uso di parte della cavea per l’accoglienza del pubblico sia l’utilizzo del pulpito, restituendolo così all’originaria funzione di palcoscenico e rievocando, attraverso strutture in parte permanenti e in parte effimere l’antica e monumentale struttura del frontescena, perduta probabilmente a causa di un terremoto.

Parallelamente, saranno creati dei percorsi di visita che consentiranno la piena percorribilità di tutti gli ambiti del teatro, a partire dalla cavea e dal pulpito e fino alla media cavea, includendo i vomitoria (gallerie con funzione d’ingresso) collegati alla summa cavea. L’estensione del percorso di visita alle parti più elevate della costruzione consentirà di raggiungere un punto panoramico per godere di una inedita prospettiva sull’intera cornice archeologica, spaziando con la vista anche fino all’area sacra di piazza del Foro e del Capitolium. Si prevede che – una volta conclusi i lavori di rifunzionalizzazione – il Teatro potrà accogliere mille spettatori.
I camerini a Palazzo Maggi Gambara

Una parte sostanziale è dedicata inoltre al recupero dei locali al piano terra del corpo meridionale di palazzo Maggi Gambara, un edificio di fondazione medievale caratterizzato anch’esso da plurime stratificazioni e che, nel progetto firmato da Chipperfield, sarà una delle tappe della passeggiata nella storia, svolgendo la funzione di portale per l’area archeologica.
Ma proprio a palazzo Maggi Gambara troveranno casa tutti gli spazi tecnici di supporto alle attività teatrali: dai camerini agli spazi per la regia.
Un progetto in evoluzione con la didattica al centro

La fase due del progetto sarà di fatto un percorso da costruire cammin facendo. Lo sviluppo sarà, cioè, modulato sulla scia degli esiti degli scavi promossi dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Brescia e Bergamo e Ministero della Cultura, con la quale «il dialogo sarà continuo e stringente, sia per gli aspetti conoscitivi che per quelli di elaborazione e autorizzazione del progetto esecutivo». Il piano di lavoro della Soprintendenza, che ha comportato un primo restauro nel 2023 sulla porzione orientale della cavea, prevede, entro il 2028, il completamento degli scavi, operazione necessaria a «restituire il senso della grandiosità e il respiro del monumento originario».
L’intenzione dell’Amministrazione comunale, della Fondazione Brescia Musei e della Soprintendenza è di trasformare l’intera sequenza dei futuri interventi di natura archeologica e architettonica in occasioni didattiche e di disseminazione della conoscenza intorno a questo monumento.

Per questo saranno trovate soluzioni che garantiscano di mantenere sempre aperto al pubblico il sito del Teatro, consentendo ai visitatori l’accesso in sicurezza e la visione ravvicinata dei cantieri. In parallelo, si aprirà anche una riflessione sul modello di gestione della struttura, con particolare riferimento non tanto alla dimensione museale (che proseguirà secondo le modalità ormai consolidate introdotte negli anni passati), quanto alla stagione teatrale estiva.
La prima tappa di un lavoro lungo tre anni
«Il nostro approccio per questo straordinario sito – ha spiegato l’archistar, che nel 2023 è stato insignito del premio Pritzker, il cosiddetto Nobel dell’architettura – mette insieme storia, archeologia e memoria in dialogo con il presente. Affrontando l’incompletezza dei resti del Teatro Romano, abbiamo esteso il nostro compito oltre l'archeologia convenzionale per consentire una continuità di scopo che ci riporta alla funzione storica del sito come infrastruttura urbana.
Durante l’elaborazione della proposta ci siamo interessati al processo di ricerca di una serie di soluzioni attraverso uno studio attento di ciò che è rimasto insieme alla consapevolezza di ciò che è stato perso, e abbiamo cercato di trovare un equilibrio tra i due con il fine di creare una nuova realtà fisica».
I commenti
E se la sindaca Laura Castelletti ha ricordato che «recuperare il teatro romano è un obiettivo che ho da sempre e, come avevo promesso ai bresciani, finalmente il processo che porterà al restauro, prima, e alla rifunzionalizzazione, poi, si è davvero avviato», la presidente della Fondazione Brescia Musei ha posto l’accento sul percorso che ha portato alla presentazione del progetto.
«Giunge a maturazione oggi un primo triennio di intenso lavoro in continuità logica e cronologica con l’altrettanto emblematico programma di valorizzazione della Vittoria Alata – ha specificato Francesca Bazoli –. Un lavoro dedicato all’idea che lo straordinario spazio urbano rappresentato dal Teatro Romano di Brescia potesse trovare una concreta, nuova, vocazione da affiancare a quella culturale e archeologica».
Perché – come ha pure sottolineato Stefano Karadjov – «in questa giornata non annunciamo solo la consegna, alla Fondazione Brescia Musei e alla città, di un grande, visionario, progetto per il futuro del Teatro Romano, ma documentiamo anche le tante affinità elettive che in questi anni hanno generato il momento attuale».
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