Al Santa Giulia l’inaugurazione della mostra di Joel Meyerowitz
Con Joel Meyerowitz, in Italia con la sua prima retrospettiva, si apre ufficialmente l’ottava edizione del Brescia Photo Festival, quest’anno dedicata al tema degli «Archivi».
La mostra, intitolata «A sense of wonder, fotografie 1962-2022» raccoglie sessant’anni di scatti del fotografo newyorkese che ha rivoluzionato la fotografia di strada usando pellicole a colori (e il digitale, non appena possibile) in un momento storico nel quale l’autorevolezza dei reportage era data dal bianco e nero.
Il vernissage
L’inaugurazione alla stampa si è tenuta lunedì mattina, mentre le porte del piano mostre del Santa Giulia – la sede che ospita la mostra – apriranno al pubblico martedì 25 marzo (l’esposizione sarà visitabile fino al 24 agosto 2025, info e biglietti sul sito di Fondazione Brescia Musei; nella giornata di inauguarazione la visione sarà gratuita). Alle 18 sempre in Santa Giulia ci sarà un talk con l’autore, mentre alle 21 al Cinema Nuovo Eden verrà proiettato il documentario «Two strangers trying not to kill each other», dedicato al rapporto tra Meyerowitz e la moglie.
Archivi
Con il direttore artistico di Fondazione Brescia Musei Stefano Karadjov c’erano la presidente Francesca Bazoli, la sindaca di Brescia Laura Castelletti, il curatore della mostra e del catalogo Denis Curti e il direttore artistico di Cavallerizza, centro della fotografia italiana, Renato Corsini, che è anche direttore artistico del Brescia Photo Festival. È stato lui a chiarire il senso del tema «Archivi»: «Di fotografie siamo invasi quotidianamente: gli archivi conservano e valorizzano le foto buone, quelle con contenuto, che hanno alle spalle un percorso. L’archivio è testimonianza di un percorso artistico e cassaforte da cui attingere per osservazione e per letture trasversali».
Dell’importanza degli archivi ha parlato anche lo stesso Meyerowitz. «Quarant’anni fa scrissi un libro, “Bystander”, sulla street photography e gran parte del materiale arrivava da archivi italiani, francesi e americani. Senza quegli archivi non sarei stato in grado di descrivere la storia».
«Brescia è un luogo dove gli archivi possono trovare casa, così come la fotografia», ha detto a tal proposito la sindaca.
Il percorso
Il festival, ha detto l’avvocata Bazoli, diventa «di anno in anno più prezioso, con allestimenti che valorizzano l’eccezionalità degli artisti esposti».
In questo caso l’allestimento gioca sui colori e sui bianchi, che inquadrano esteticamente e geometricamente le immagini dell’Archivio Meyerowitz, sia a colori che in bianco e nero. E alla fine – dopo gli still life a fine percorso e i grandi paesaggi americani e italiani – l’ultima sala ospita un progetto mai esposto: alcuni scatti dal lockdown fatti da Meyerowitz a se stesso durante la pandemia.
Il senso della mostra
L’esposizione, hanno detto sia Karadjov che Mejerowitz, è dedicata a Giovanni Chiaramonte. «Stavamo immaginando dei progetti insieme, chissà che non si realizzino», ha detto Karadjov.
A corredo c’è anche un catalogo edito da Skira, con scritti del curatore Denis Curti. «Joel dice che la fotografia è l’arte dell’osservazione, per trovare qualcosa di straordinario nell’ordinario. Soprattutto, l’arte sta nel modo in cui guardiamo e in cui decidiamo di mettere in scena le cose», ha anticipato durante la presentazione.
«Il punto di vista è quindi una responsabilità, la responsabilità di prendere posizione nei confronti delle questioni del mondo. E lui lo fa: lo conosciamo come lo street photographer che scatta a colori, ma è anche il fotografo che si è evoluto. Per raccontare il mondo ha bisogno di tempo, spazio e luce, ed è per questo che è passato dalla Laica al grande formato. È qui che nascono immagini inaspettate che riportano a Hopper, De Chirico, Wim Wenders… E la mostra è strutturata proprio come un film». Dalla strada degli anni Sessanta agli autoritratti dal lockdown.
Triologia americana
Fondazione Brescia Musei ha annunciato che questa è la prima mostra di una trilogia di mostre dedicate all’America. «Americana, una antologia per immagini» – in onore di Elio Vittorini – ospiterà nel 2026 Bruce Gilden, colonna della agenzia Magnum, e poi Francesco Iodice, sguardo italiano sugli Stati Uniti.
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