Arte

Milano Design Week, un viaggio nella Scuola di Restauro di Botticino

La Redazione Web
Per il secondo anno consecutivo l’istituto ha fatto scoprire il mestiere del restauratore con un laboratorio in Triennale Milano: studenti al lavoro su alcuni pezzi iconici del Museo del Design Italiano
  • Alcuni studenti della Scuola di Restauro di Botticino - Ufficio Stampa Scuola di Restauro di Botticino
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Una giornata dedicata interamente alla salvaguardia delle eccellenze del design italiano. È la «Design I Care», un'iniziativa che ha avuto come obiettivo la conservazione e valorizzazione del Made in Italy, nel contesto della Design Week di Milano.

Per il secondo anno consecutivo la Scuola di Restauro di Botticino ha permesso di scoprire il mestiere del restauratore allestendo, per un giorno in Triennale Milano, il laboratorio «Design I Care - Ci prendiamo cura del grande design italiano». Il pubblico italiano e internazionale ha avuto così la possibilità di osservare gli studenti al lavoro su alcune delle più celebri opere del design Made in Italy.

L’attività

«La cura e il restauro del design sono temi che aiutano ad accrescere la nostra sensibilità verso l'importanza del patrimonio industriale e culturale», ha detto Salvatore Amura, amministratore delegato di Valore Italia. «Le iniziative come Design I Care sono importanti perché ci aiutano a trasferire la memoria e soprattutto il valore del grande saper fare italiano alle prossime generazioni, grazie anche alla relazione tra una grande istituzione culturale come Triennale Milano e la formazione dei giovani talenti, di cui la Scuola di Restauro di Botticino si occupa da più di 50 anni».

Cura per il restauro ma non solo. «Oltre ai tre indirizzi di Laurea su cui siamo impegnati quotidianamente e alle iniziative scientifiche sulla diagnostica per l'arte, il sostegno di Fondazione Cariplo ci permette di portare all'interno delle attività didattiche della Scuola di Restauro di Botticino il tema del contemporaneo e la cura delle grandi collezioni del design italiano, che sono gestite con grande attenzione dalle istituzioni, sia pubbliche sia private, coinvolte nel nostro progetto Design I Care», ha spiegato l’amministratore.

Un’occasione unica che ha permesso di assistere ai processi conservativi, di analisi delle opere e della redazione di condition report che hanno coinvolto alcune delle più celebri opere del design Made in Italy, parte della collezione permanente del Museo del Design Italiano di Triennale Milano. Con l’iniziativa Design I Care - Ci prendiamo cura del grande design italiano, la Scuola di Restauro di Botticino, con il sostegno di Fondazione Cariplo, ha portato ancora una volta all’attenzione del grande pubblico l’importanza di conservare, valorizzare e restaurare opere che fanno parte del nostro patrimonio, storico e quotidiano.

Un progetto nato per supportare la preservazione di diverse collezioni di design italiano in collaborazione con istituzioni culturali, fondazioni e archivi, attraverso attività di studio, restauro, ricerca e documentazione che hanno contribuito alla conservazione e alla diffusione della «cultura del design».

La Scuola di Restauro di Botticino, cuore pulsante del centro internazionale di formazione e ricerca Valore Italia, è un luogo dinamico e interdisciplinare, innovativo e sperimentale, dove studiare le nuove metodologie da applicare al restauro e al contempo formare i restauratori di domani.

Le opere

Numerose le opere protagoniste degli interventi di analisi e manutenzione che gli studenti hanno eseguito sotto la guida dei propri docenti. Le elenchiamo: La macchina da scrivere Lexicon 80 di Marcello Nizzoli del 1945 (Olivetti, 1948); il televisore Algol 11 di Marco Zanuso e Richard Sapper del 1964 (Brionvega); il tavolino d’appoggio Attila di Philippe Starck del 1999 (Kartell); la poltrona Superelastica di Marco Zanuso Jr e Giuseppe Raboni del 2005 (Bonacina) e la Form di Piero Lissoni del 1990 (Kartell).

E poi ancora: le sedie Mr. Impossible di Philippe Starck del 2008 (Kartell), Sof Sof Chair di Enzo Mari del 1971 (Driade, Robots) e la Janette di Fernando e Humberto Campana (Edra).

Infine, la lampada da terra Callimaco di Ettore Sottsass del 1982 (Artemide) e quella a sospensione Taraxacum di Achille e Pier Giacomo Castiglioni del 1959 (Flos).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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