Arte

«Meccaniche della meraviglia»: 20 anni di arte «svelata»

Sara Polotti
Un catalogo ripercorre e ricuce tutti i progetti che hanno aperto il territorio al contemporaneo
Le sculture di Seni Awa Camara a Palazzo Averoldi
Le sculture di Seni Awa Camara a Palazzo Averoldi
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«Meccaniche della meraviglia» ha festeggiato il ventesimo compleanno. In diciassette edizioni, la rassegna di arte contemporanea ha portato a Brescia e sul Lago di Garda più di centoventi artisti e artiste, legandoli a numerosissimi luoghi di città e provincia grazie a progetti site specific pensati per relazionarsi con il contesto spaziale, culturale, comunitario e sociale. Luoghi suggestivi e nascosti, perlopiù.

Compiuti i vent’anni è arrivato dunque il momento di tirare una riga e ragionare su quanto fatto. Anche con un catalogo: si intitola proprio «Ventennale», è edito da La Compagnia della Stampa ed è stato presentato nelle scorse settimane dalla mente dietro alla rassegna d’arte contemporanea – Albano Morandi – con l’editore Eugenio Massetti durante un evento «off» della fiera del libro di Brescia, Librixia.

Ilaria Bignotti, curatrice e moderatrice della serata che si è svolta in Pinacoteca, pone l’attenzione su come questo prodotto librario sia dedicato a mostre che non ci sono più. È una peculiarità: non è un catalogo sincrono, acquistabile nel periodo di allestimento della mostra, ma postumo. Ma come tutti i cataloghi ha uno scopo: «I cataloghi d’arte sono importanti perché diventano luogo in cui percepire l’identità della mostra, ricostruendo il senso delle esposizioni e delle opere. Questo in particolare raccoglie le vedute espositive: per gli storici dell’arte non è importante tanto la riproduzione dell’opera, ma il come è stata installata».

La pubblicazione del catalogo da parte di Compagnia della Stampa – e in generale dei cataloghi d’arte – «viene dalla voglia di osservare le opere e di riassaporarle», spiega invece Massetti. «Il catalogo le ricorda, ricorda i luoghi e anche le persone. ‘Ventennale’ permette dunque ad Albano e a ‘Meccaniche’, così come agli artisti e ai visitatori, di ripercorrere le situazioni a cui si è partecipato nel tempo».

Un po’ come «Meccaniche» stessa ha sempre permesso di ripercorrere luoghi altrimenti inaccessibili e spesso sconosciuti, con mostre in spazi in cui l’arte contemporanea non sarebbe potuta arrivare. Lo si vede anche nel catalogo, già dalle prime edizioni: mostre nella natura, in luoghi incantevoli, in spazi altrimenti chiusi… Spazi non propriamente artistici.

«"Meccaniche” è una manifestazione che ha bisogno della disponibilità degli artisti a mettersi in gioco in situazioni che non sono classiche esposizioni», chiarisce in questo senso Albano Morandi. «Non viene chiesto loro di esporre in un white cube come può essere una galleria, con pareti bianche e linde, ma in spazi con storia, importanza, cultura. Non solo autore di oggetti per il mercato, ma un operatore culturale che si mette in relazione con i luoghi e la società: ecco come dev’essere l’artista chiamato da Meccaniche».

Morandi si definisce il regista degli eventi: il lavoro concreto, poi, lo fanno curatrici e curatori, artiste e artisti. «Altri vent’anni? Perché no», chiude Morandi. «Se tutto riesce è grazie alla ormai navigata collaborazione tra artisti, curatori, editori, istituzioni e sponsor».

Il catalogo – con interventi della sindaca Laura Castelletti e della presidente di Fondazione Brescia Musei, Francesca Bazoli, e saggi e i curatori di alcune delle mostre – è in vendita a 20 euro nelle librerie

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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