Arte

La caccia al Bellotti ha dato frutto: la Vecchia popolana è tornata a casa

Francesca Roman
Dopo 100 anni di oblio è stata acquisita dal MarteS. Visibile fino a settembre, poi in mostra a Venezia
La "Vecchia Popolana" di Bellotti al Martes
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Il volto rugoso, incorniciato da un fazzoletto bianco logoro, la corona del rosario appuntata alla gonna sgualcita, il bastone in mano. Emerge potente da uno sfondo scuro, in tutto il suo crudo ma onesto realismo, la «Vecchia popolana» del pittore bresciano Pietro Bellotti (Roè Volciano 1625 - Gargnano 1700), che «torna a casa» dopo oltre un secolo di oblio. L’olio su tela, datato 1680-90 circa, è stato infatti a lungo considerato scomparso nei meandri del mercato antiquario, fino al ritrovamento e all’acquistato da parte del MarteS di Calvagese della Riviera, che ieri lo ha presentato per la prima volta al pubblico (informazioni per la visita sul sito www.museomartes.com).

Caccia al quadro

«Questa è la nostra prima acquisizione come museo – esordisce Stefano Sorlini, presidente della Fondazione Luciano Sorlini –, e inaugura le celebrazioni per il centenario della nascita di mio padre, la cui collezione dal 2018 è esposta al pubblico. Dal 2022 abbiamo dato vita a importanti mostre e collaborazioni con altri musei, ed è in questo contesto che ha inizio la «caccia al Bellotti». «Nel 2023 – chiarisce Sorlini – abbiamo partecipato a un’asta a Cremona: si batteva l’opera “Popolani all’aperto”, che era stata esposta al Museo Santa Giulia di Brescia, in occasione della mostra dedicata al Ceruti (il museo di Calvagese possiede due dipinti del Pitocchetto, tra cui il capolavoro assoluto “La vecchia contadina”, ndr). L’opera fu stata acquistata dallo Stato e destinata alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, ma la ricerca di un Bellotti non si è fermata, dando avvio al cosiddetto “giallo di casa Torres”».

«Nel maggio del 2024 – prosegue Stefano Lusardi, conservatore del MarteS – un’inaspettata telefonata ci segnala che una delle opere più significative e note dell’artista gardesano sarebbe stata posta all’incanto da una casa d’aste locale. Il dipinto viene identificato in quello pubblicato nel 1940 sul “Burlington Magazine” da August Liebmann Mayer, studioso che con straordinario acume, ritrovandolo all’interno dell’illustre collezione dei marchesi di Casa Torres di Madrid, ne aveva corretto a favore del Bellotti l’originaria attribuzione a Diego Velàzquez». Il gruppo di lavoro del MarteS si attiva immediatamente per le verifiche del caso, recuperando una fotografia del dipinto di Casa Torres scattata ante 1886. «L’attento confronto – chiarisce Lusardi – ci persuade però di non trovarci di fronte all’esemplare Torres ma a una replica, forse autografa, in uno stato di conservazione non del tutto convincente». L’ipotesi d’acquisto viene pertanto respinta, ma le verifiche a tutto campo avviate in quell’occasione avevano varcato i confini nazionali e, grazie a una serie di fortuite coincidenze, il MarteS nell’autunno 2024 riesce finalmente a rintracciare sul mercato antiquario londinese il Bellotti di Casa Torres, riconoscendolo in maniera incontrovertibile.

Ritorno a casa

È così che la «Vecchia popolana» rientra in territorio bresciano nell’anno in cui ricorrono i 400 anni dalla nascita del suo autore, e resterà esposta al MarteS fino a settembre, prima di partire alla volta della mostra «Stupore, realtà, enigma. Pietro Bellotti e la pittura del Seicento a Venezia» alle Gallerie dell’Accademia, con cui il museo di Calvagese ha siglato un accordo triennale. Al suo ritorno, sarà collocata nella sala del Pitocchetto. «La presenza della “Vecchia popolana” – conclude Sorlini – può assicurare alla nostra collezione quel tassello fondamentale in grado di spiegare le origini dell’opera del Ceruti che, proprio muovendo dal lavoro di Bellotti, è riuscito a introdurre nella pittura di genere quell’umanità priva di scherno che invece dominava nel Seicento». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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