L’Arlecchino del Teatro Grande è stato restaurato
Da oltre cent’anni non se ne potevano vedere da vicino i dettagli, perché il suo fissaggio, probabilmente avvenuto nel corso del Novecento, non consentiva di muoverlo e quindi di abbassarlo. Ora grazie al restauro, l’Arlecchino ottocentesco del Teatro Grande, ovvero la grande struttura che corona il palcoscenico, delimitando la parte superiore del boccascena, detto armato dall’antica armatura che lo sostiene, un telaio ligneo - pur se allo sguardo sembra una grande balza - ha potuto essere abbassato e quindi ammirato nelle sue sfumature.
E dopo l’intervento, avvenuto nel corso dell’estate, a spettacoli fermi e sotto la supervisione della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio, è ora dotato di un sistema di movimentazione che consentirà di intervenire periodicamente sulla sua manutenzione.
Il restauro, con la direzione dei lavori curata dallo Studio Berlucchi di Brescia e l’intervento affidato alla ditta Lithos di Venezia e per la meccanica di movimentazione all’azienda Decima di Padova, ha permesso di ridare vita al grande elemento decorativo e, contestualmente, di intervenire sul suo stato di conservazione. «Questo restauro ci permette di fare un ulteriore passo avanti nel recupero del patrimonio cittadino - sottolinea il sovrintendente del Grande Umberto Angelini - . È stato fatto un grande lavoro con la cura dei dettagli. Siamo molto felici di poterlo riportare alla luce».
I lavori
La struttura negli anni si era profondamente degradata, con il cedimento del tessuto, una tela di lino lisciata con gesso e colla di coniglio, successivamente dipinta di color rosso bordeaux acceso, la rottura di alcune cuciture, la perdita di numerosi pendagli e lo sgretolamento di alcuni elementi in cartapesta, oltre che il distacco della doratura superficiale. La prima fase del restauro ha visto il rinforzo del telaio ligneo, in modo da metterlo anche in sicurezzaa, attraverso l’installazione di un sistema di elementi diagonali in legno di pino, stessa essenza della struttura originale.
«I lavori sono proseguiti con un importante intervento di pulitura - spiega Nicola Berlucchi, titolare dell’omonimo Studio - . Sono state ritoccate tutte le superfici, le macchie di umidità, reintegrate le lacune degli strati pittorici, riviste le dorature. Le nappe in cartapesta e corda sono state smontate, pulite, restaurate e riappese alla struttura lignea con un filo dorato e così pure i circa trecento pendagli dorati appesi all’estremità.
Ora l’Arlecchino è manutenibile grazie a un sistema di movimentazione manuale costituito da un argano e sei carrucole che consentiranno di poter fare manutenzione senza ricorrere all’installazione di ponteggi». Anna Maria Basso - Bert, funzionaria della Soprintendenza che ha seguito i lavori con la collega restauratrice Silvia Massari conferma come dopo un lavoro di preparazione si sia scelto, «un approccio conservativo, mantenendo la struttura lignea esistente»
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