Khalid Albaih e la diaspora africana: la mostra al Santa Giulia
È stata presentata venerdì 8 novembre al Museo di Santa Giulia di Brescia la mostra «La stagione della migrazione a Nord» di Khalid Albaih, che inaugurerà al pubblico sabato 9 novembre e che resterà allestita fino al 23 febbraio 2025. Si tratta del quinto appuntamento del ciclo dedicato ai diritti umani, che ha visto protagonisti in passato artisti e attivisti di fama mondiale come Zehra Doğan, Badiucao, Victoria Lomasko e le iraniane Sonia Balassanian, Farideh Lashai e Zoya Shokoohi.
Ora il museo apre le porte al lavoro di un artista sudanese, inedito per l'Italia, ma già noto a livello internazionale grazie alla sua partecipazione a importanti eventi artistici come «Documenta Kassel».
La mostra, curata da Elettra Stamboulis, è stata organizzata in collaborazione con il Comune di Brescia, il Festival della Pace e Amnesty International, oltre che con il supporto di Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura e Associazione Mirada, Arc (Artists at Risk Connection) e Icorn.
Albaih, voce della diaspora africana
La mostra Khalid Albaih, nato in Sudan e attualmente residente in Europa, era stata presentata nei giorni scorsi. Il titolo riprende l’omonimo romanzo dello scrittore sudanese Tayeb Salih, la cui voce narrante è filo conduttore del progetto espositivo, un libro cardine sulla cultura post-coloniale. Come il protagonista di Salih, Albaih affronta il tema dell’identità diasporica, ma attraverso le arti visive e in un contesto contemporaneo segnato da nuove sfide e crisi globali.
L’artista è noto per essere uno dei più importanti art-activist africani. La sua esperienza e il suo percorso personale parlano delle difficoltà della migrazione, tema centrale della mostra.
La sua arte non si limita all’aspetto visivo, ma si addentra in una profonda riflessione sul concetto di casa, identità e appartenenza. «La stagione della migrazione a Nord» è infatti una rappresentazione sfaccettata delle sfumature complesse che caratterizzano l’esperienza dei migranti.
La crisi sudanese
Oltre a trattare il tema universale della migrazione, l’artista porta nella sua mostra un tema di strettissima attualità: la crisi umanitaria in Sudan.
Il suo paese di origine è oggi teatro di violenze e scontri interni che stanno causando una delle peggiori catastrofi umanitarie in corso. Il Sudan è afflitto da crimini, sofferenze e disordini che hanno spinto migliaia di persone a cercare asilo e rifugio altrove, non senza rischiare la propria vita.
L’esposizione è un invito a guardare oltre i confini geografici e culturali per comprendere una sofferenza condivisa.
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