Il Garda di Klimt: al MuSa arte grafica e paesaggi dell’anima
Nell’immaginario collettivo Gustav Klimt, il grande maestro della Secessione viennese, è l’artista dell’oro e dell’eros, il pittore che ha saputo intrecciare sensualità e decorazione in un’estetica sublime e raffinata. La sua opera, icona dello Jugendstil mitteleuropeo, trasforma la pittura in un mosaico dorato, dove magnetiche figure femminili fluttuano tra simbolismo e astrazione. Oltre la superficie estetizzante, la sua arte svela un universo di tensioni psicologiche e riferimenti alla classicità, al mito e al sogno, rendendolo un genio senza tempo.
I paesaggio gardesani
Ma Klimt è stato anche autore di una produzione paesaggistica che rivela un lato diverso della sua poetica, in cui l’attenzione al dettaglio e l’uso del colore evocano atmosfere di profonda introspezione. Come i paesaggi realizzati sul Garda durante il suo lungo soggiorno a Malcesine nell’estate 1913. Così, se da un lato la mostra «Klimt. Grafica d’arte», inaugurata ieri al MuSa di Salò alla presenza del presidente dell’ente gestore Stefano Zane, del sindaco Francesco Cagnini e dell’assessore alla cultura Alberto Comini, intende suggerire un ritorno simbolico del maestro sulle rive del Benaco, l’esposizione assume soprattutto il significato di un’immersione nel suo straordinario immaginario poetico, attraverso una copiosa selezione di grafiche che ripercorrono momenti e temi-chiave del suo percorso, documentando eccezionalmente il suo ruolo di raffinato sperimentatore proprio nell’ambito della grafica artistica. Muovendo da qui, infatti, la rassegna, a cura di Federica Bolpagni ed Elena Ledda in collaborazione con la Klimt Foundation di Vienna, sviluppa un racconto che affonda le radici nell’idea di riproduzione artistica, intesa non solo come moltiplicazione di un originale, ma come mezzo per diffondere un’estetica e un pensiero. Klimt non fu solo un pittore, ma un ideatore di nuove forme visive, e la grafica editoriale fu per lui uno strumento di espressione pari alla tela, testimonianza di un’arte che si fa manifesto, un’anticipazione della modernità che vedrà nella Bauhaus e nelle avanguardie del primo Novecento il suo compimento.
Collezione Silvestri
Complessivamente il percorso riunisce una settantina di lavori, tra collotipi, eliografie, litografie, disegni e alcune edizioni della celebre rivista Ver Sacrum, che fu l’organo di stampa ufficiale della Secessione viennese: opere quasi interamente provenienti dalla vasta raccolta del collezionista Fiorenzo Silvestri. Punto di partenza la prima litografia realizzata da Klimt a soli 19 anni, e poi, ad aprire il percorso opere significative come la litografia Amore (1896-1900) e l’eliografia La Speranza (1907-1908), in prestito dalla Klimt Foundation, che paiono autentiche dichiarazioni d’intenti del Klimt grafico. Un disegno originale, «Donna con violoncello», svela l’essenza del segno klimtiano: un tratto sinuoso, elegante, capace di definire la forma con un senso di movimento quasi musicale. Il percorso si snoda attraverso una selezione di oltre 60 collotipi (tecnica di stampa su vetro a partire da negativi fotografici che consente di ottenere immagini di straordinaria definizione e profondità tonale), selezionati da tre celebri cartelle d’epoca: Das Werk von Gustav Klimt (1918), a cura del libraio e gallerista Hugo Heller, con soggetti scelti ed elaborati sotto la supervisione del maestro, siglati con stilemi dorati; Gustav Klimt. Fünfundzwanzig Handzeichnungen (1919), che racchiude i disegni erotici ed è stata pubblicata dalla casa editrice Gilhofer&Ranschburg, Gustav Klimt. Eine Nachlese (1931), curata dallo storico dell’arte Max Eisler.
Qualità visiva
Si tratta di importanti documenti visivi, di sorprendente qualità nella resa sia nelle versioni in bianco e nero che in quelle a colori, che non solo ripropongono anche diverse versioni di alcuni dipinti iconici come i celeberrimi «Il Bacio», «Salomè» o «L’albero della vita», ma contribuiscono anche a preservare la memoria di opere andate perdute (come «Giardino di campagna con croce»), oltre a testimoniare la ricerca incessante di Klimt nel combinare elementi decorativi e richiami alla classicità. Linee sinuose, volti eterei, corpi che sembrano dissolversi nella composizione: in ogni soggetto si ritrovano intrecciati in una trama delicata influenze bizantine, echi della scultura classica e un’inconfondibile sensibilità moderna. Se la produzione grafica di Klimt è legata principalmente alla sua esperienza viennese, il percorso espositivo insiste sul sottile ma suggestivo legame con il Garda, chiudendo simbolicamente con la famosa veduta di Malcesine, in una versione seppiata e in un’altra a colori. Un altro dipinto purtroppo disperso, di cui resta traccia proprio grazie ai collotipi qui proposti. (Fino al 25 maggio, info e prenotazioni: www.museodisalo.it, tel. 0365 20553; oggi ingresso gratuito per i residenti a Salò).
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