Il Flautista di Savoldo, capolavoro restaurato pronto a stupire
Trent’anni fa, era il febbraio 1994, per vederlo come «new entry» nella Tosio Martinengo, fresco di acquisto all’asta grazie all’intervento dell’allora Bipop, i bresciani fecero ore di coda all’ingresso della pinacoteca. Ora, il «Flautista» di Giovanni Gerolamo Savoldo, fresco di restauro, torna sotto i riflettori, tra i protagonisti della mostra sul Rinascimento bresciano che si aprirà il 18 ottobre in Santa Giulia.
Accanto alla vera star dell’esposizione, il «Ritratto di Fortunato Martinengo» di Moretto, in prestito dalla National Gallery di Londra, è pronto a raccontare della malinconia struggente che negli anni difficili tra il 1512 e il 1552 (guerre, invasioni, crisi religiose che coinvolsero e travolsero anche Brescia) fu più che un «mood» da intellettuali, ma una vera e propria chiave di lettura della storia e della vita sociale, in cui la letteratura, la musica, la spiritualità servivano a lenire gli animi.
La presentazione
Lo svelamento del restauro è avvenuto oggi nei depositi del Museo di Santa Giulia, a pochi metri dalle sale in cui si lavora all’allestimento della mostra, e dove il Flautista è stato accolto negli ultimi sei mesi. Sotto le mani sapienti della restauratrice Carlotta Fasser e lo sguardo attento dello storico dell’arte della Soprintendenza, Andrea Quecchia, è stato studiato (dagli esperti del Centro Conservazione e Restauro della Venaria Reale), radiografato, sbucciato dalle vernici che ricoprivano la pittura originale, ed è ora pronto per tornare sotto gli occhi del pubblico nella sua forma migliore. Non tornerà subito in pinacoteca – ha annunciato Roberta D’Adda, conservatrice delle collezioni storico-artistiche dei Civici Musei e curatrice dell’esposizione – ma resterà in Santa Giulia, esposto nella sezione della mostra dedicata alla Musica, accanto a spartiti e strumenti musicali.
L’opera
«L’opera è straordinaria per la luce e l’indagine psicologica – ha anticipato D’Adda – ma ci parla soprattutto attraverso i dettagli. I due spartiti raffigurati, uno appeso al muro e uno appoggiato sul tavolo, sono la traduzione in musica di una composizione poetica, un madrigale di Francesco Santacroce (in mostra si potrà ascoltarne l’esecuzione, ndr) che immagina l’incontro tra la morte e il poeta innamorato, di fronte al quale la morte stessa indietreggia, riconoscendo all’amore di essere più tragico e lacerante. È l’amore platonico idealizzato per una persona distante, ma di cui si è in attesa. Gli spartiti prevedono l’esecuzione a due, il nostro giovane attende la persona amata».
Verso la grande mostra
La presentazione del restauro «è un ulteriore passo di avvicinamento verso la mostra, parte di un progetto dedicato al Rinascimento avviato un anno fa con la mostra dedicata a Lorenzo Lotto – ha sottolineato il direttore di Brescia Musei, Stefano Karadjov – e di un lavoro di valorizzazione e studio del patrimonio, di creazione di rapporti con importanti realtà e collezionisti, a partire dall’occasione di eventi temporanei».
«L’opera è emblematica della compartecipazione della città alla costituzione delle collezioni civiche» ha aggiunto la presidente di Brescia Musei, Francesca Bazoli, rievocando i giorni concitati in cui la Banca Popolare di Brescia decise di acquistare l’opera per metterla a disposizione della città.
«È uno dei fiori all’occhiello della nostra collezione – ha ricordato Giorgio Cavallaro, area manager top corporate Lombardia Est di UniCredit, proprietaria dell’opera e sponsor del restauro, operazione che è valsa alla banca il titolo di art conservation partner da parte di Brescia Musei -. Siamo orgogliosi di far conoscere questo patrimonio, anche attraverso il sito web dedicato alle nostre collezioni».
«Il futuro della città – ha concluso la sindaca Laura Castelletti – sta nella capacità di manutenzione del patrimonio e di innovazione. Questo restauro soddisfa entrambi gli ambiti, presentandosi come esempio di collaborazione tra pubblico e privato fondamentale per raggiungere obiettivi di rilievo per la comunità».
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