Arte

Dall’Ucraina alla Thailandia, l’arte del fotoreporter Micalizzi arriva a Santa Giulia

La Redazione Web
«Legacy - Materia, storia, identità» è il titolo della mostra inaugurata oggi e che racconta i conflitti in diverse zone del mondo
In Santa Giulia "Gabriele Micalizzi Legacy"
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«Legacy - Materia, storia, identità» è il titolo della mostra di Gabriele Micalizzi che è stata inaugurata lunedì 22 aprile negli spazi del Museo di Santa Giulia in via Musei, nelle Sale dell’Affresco. Rientra nei numerosi eventi del Brescia Photo Festival ed è particolare perché è la prima volta che l’opera del giovane fotogiornalista di guerra viene allestita in un ambiente musealizzante e storicizzante.

Micalizzi, classe 1984, lavora in zone di conflitto per portare la sua testimonianza rispetto alla vita distrutta delle persone, contrastando la dilagante disinformazione nell’epoca dei social network e dell’intelligenza artificiale che influenzano i conflitti in tutto il mondo. In particolare in Medio Oriente: è infatti lì che rivolge principalmente il suo obiettivo, anche se negli ultimi anni anche la guerra in Ucraina è stata soggetto del suo fotogiornalismo.

Il messaggio

Cinquanta opere spalmate in tre stanze raccontano qui la sua arte e il suo giornalismo fatto di puro racconto, ma anche di sperimentazione creativa, toccando le primavere arabe, le proteste delle Camicie Rosse in Thailandia, lo scoppio della guerra in Ucraina, i resti del kibbutz di Re’im dopo il rave e l’attacco di Hamas del 7 ottobre, le persecuzioni dei cristiani da parte dell’Isis.

Oltre agli scatti più classici, in Santa Giulia è possibile ammirare i negativi delle pellicole analogiche che spesso utilizza («il negativo è il certificato di veridicità», spiega), dei polittici fotografici e le più iconiche immagini da lui scattate, ma soprattutto gli affreschi fotografici che riportano dettagli delle sue opere.

  • «Legacy - Materia, storia, identità»
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La stampa su affresco rappresenta infatti una delle sue ricerche a cavallo tra documentazione e arte: imprime su calce con reagenti chimici le immagini, ottenendo opere eleganti e potentissime. Una di queste resterà in Santa Giulia per cinque anni, come lascito a Fondazione Brescia Musei: l’ha realizzata appositamente per il Refettorio delle Monache ed è posizionata sotto all’Ultima Cena quattrocentesca.

«I sacchi di sabbia che vengono sistemati a protezione delle statue e dei monumenti durante i raid sono qui raffigurati sotto all’affresco», dice l’autore. «Voglio tentare di trasmettere un messaggio: dobbiamo proteggere l’arte per conoscerci meglio e per lasciare ai posteri un passato leggibile. Se domani non ci fosse più l’elettricità, la storia la leggeremmo sui quadri e sui libri. C’è sempre necessità di lasciare qualcosa di fisico, non solo fotografie digitali. Ecco perché sperimento con gli affreschi. Mi venne l’idea a Gaza 12 anni fa quando la città era completamente al buio. “Potrei impressionare i muri come fosse una camera oscura”, pensai. Ci sto riuscendo».

Accanto alla mostra in Santa Giulia, che sarà visibile fino all’1 settembre 2024 gratuitamente passando dagli spazi del museo oppure esternamente transitando dal percorso del Corridoio Unesco, si completa con un’altra esposizione. Il 3 maggio 2024 verrà inaugurata «Legacy 2» presso le Cantine Freccianera della famiglia Berlucchi a Borgonato di Corte Franca: fino al 9 agosto 2024, negli spazi delle cantine, saranno esposte altre 25 opere di Micalizzi, in una vera e propria mostra collaterale complementare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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