Cézanne-Renoir, dialogo ravvicinato tra i due liquidatori dell’impressionismo
Imprevedibilmente amici, stilisticamente antitetici. Sulla tela la precisione analitica di Paul Cézanne (1839-1906) si contrappone alla calda espressività di Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), eppure i due artisti sono stati umanamente vicini per tutta la vita. E dopo oltre un secolo dalla loro morte, nel 150esimo anniversario del movimento impressionista, tornano idealmente a parlarsi vis-à-vis dalle pareti del Palazzo Reale di Milano, dove fino al 30 giugno è allestita la grande mostra con i capolavori provenienti dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay di Parigi.
I soggetti
Le bagnanti, i ritratti, le nature morte, i paesaggi en plein air. Soggetti che entrambi i maestri indagano, raffigurano, ripropongono. Cézanne con una struttura compositiva più rigorosa e geometrica, una pennellata decisa, a tratti nervosa. Renoir con armonia, delineando atmosfere delicate e forme soffici, rese tramite il colore. L’esposizione milanese, curata da Cécile Girardeau, conservatrice al Musée de l’Orangerie, e Stefano Zuffi, storico dell’arte, con la collaborazione di Alice Marsal, responsabile degli archivi e della documentazione dell’Orangerie, presenta cinquantadue dipinti, dalle prime tele degli anni Settanta dell’Ottocento alle prove più mature dei primi del Novecento, riuniti dal mercante d’arte Paul Guillaume e dalla moglie Domenica.
Il percorso
I quadri sono suddivisi nelle diverse sale (c’è anche una sala-atelier che riproduce gli studi dei due pittori) secondo una logica tematica, mostrando come i maestri abbiano interpretato il medesimo soggetto in modo diametralmente opposto. Se i paesaggi di Renoir sono cartoline serene e lucenti della campagna francese, in cui i cieli azzurri accolgono le fulgide chiome verdi degli alberi, come nella tela «Le Poirier d’Angleterre» (1873 circa, Orsay), gli en plein air di Cézanne sono vedute inquiete in precario equilibrio, con rocce appuntite e alberi segmentati (si veda «Le Rocher Rouge», 1895-1900, Orangerie).
Ma è forse nella resa del corpo nudo che si coglie ancora di più l’antitesi stilistica dei due artisti. La «Femme nue dans un paysage» (1883, Orangerie) di Renoir è quanto di più etereo e morbido si possa rappresentare, con una tale brillantezza di colori che la tela sembra retroilluminata. Al contrario, le «Trois baigneuses» di Cézanne (1874-75, Orsay) ricordano le veneri preistoriche nella loro statuaria fisicità e nella tornitura dei loro volumi. Anche nei ritratti le figure di Cézanne sono spesso spigolose, poco sorridenti, talvolta quasi astratte («Portrait de Madame Cézanne», 1885-95, Orangerie), ben distanti dai volti sereni e teneri di Renoir, come le «Jeunes filles au piano» (1892 circa, Orangerie).
Un ultimo confronto proposto nelle sale di Palazzo Reale è quello tra le nature morte: le «Pêches» di Renoir (1881, Organgerie) sono così vellutate che ci si aspetterebbe di intravedere sulla tela la peluria della loro buccia, mentre le mele di Cézanne («Vase paillé, sucrier et pommes», 1890-94, Orangerie) sono rigorosi solidi geometrici contornati di nero.
L’eredità
«Nonostante queste differenze – chiariscono i curatori -, i due hanno condiviso il medesimo destino, trasformandosi, mentre erano ancora in vita, nei numi tutelari degli artisti che li hanno succeduti». L’esposizione si completa infatti con due dipinti di Pablo Picasso provenienti dall’Orangerie: «Grande nature morte» (1917) e «Grand nu à la draperie» (1923).
La mostra «Cézanne/Renoir. Capolavori dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay» è promossa dal Comune di Milano e prodotta da Palazzo Reale, Skira Arte e Museum Studio, in collaborazione con i due musei parigini, nell’ambito dell’Olimpiade culturale di Milano-Cortina 2026.
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