Due progetti «iconici» perché Brescia rimanga Capitale culturale
È stato il Coro delle Monache ad ospitare la prima commissione consiliare istruzione, cultura, sport e politiche giovanili a Santa Giulia. Un modo per «essere nei luoghi chiave» e visitare lo straordinario patrimonio della città.
Il modello Brescia Musei
Ad aprire i lavori è stata la sindaca Castelletti che ha sottolineato come «Fondazione Brescia Musei sia diventata un modello per altre realtà di questo tipo in Italia e che si sia lavorato molto sul patrimonio, sulla sua crescita e riconoscibilità».
È toccato poi alla presidente Francesca Bazoli che ha voluto porre l’accento sulla gestione della Fondazione e quanto «Brescia abbia pensato con 10 anni d’anticipo ad un modello che ora tutte le città vogliono ricalcare».
«Siamo reduci dall’anno della Capitale della Cultura – ha continuato – e ci siamo trovati pronti perché da 50 anni si investe sulla cultura. Ora la sfida è mantenere i risultati raggiunti e per questo avere progetti iconici e trascinanti è fondamentale». In questa direzione si inseriscono la prossima mostra sul Rinascimento Bresciano («sta venendo straordinaria») e il progetto di apertura del teatro romano.
I numeri
Il direttore Stefano Karadjov, dopo aver ricordato «gli ottimi risultati» dell’estate che si sta per chiudere (17.669 i bresciani, 13.695 dei quali residenti in provincia, hanno approfittato dell’ingresso gratuito, 13.200 gli spettatori delle proiezioni di L’Eden d’estate e 869 bimbi e ragazzi ai Summer camp), ha sottolineato come il cambiamento sia stato la cifra degli ultimi anni e così sarà anche per i prossimi soprattutto per il Castello e il teatro romano.
Per il teatro, Bazoli ha detto che gli scavi archeologici e il progetto di David Chipperfield «sono convergenti». «La nostra strategia la potremmo definire “molla e trivella” – ha detto Karadjov –: scaviamo nel territorio per esplodere il nostro patrimonio a livello di visibilità».
Il dibattito
È stato il consigliere Carlo Andreoli (FdI) a sollevare la questione dei numeri chiedendo a Bazoli e Karadjov se fossero soddisfatti del risultato della mostra di Ceruti e dell’obiettivo di quella sul Rinascimento: «Mi sembra che 23mila sia un’aspettativa bassa – ha detto – rispetto alle risorse che ci si mette».
Karadjov ha risposto che quel dato è indicativo: «È il numero che rende sostenibile l’investimento. Ci saranno opere che da mezzo secolo non si vedono più in Italia e alcune dagli Usa mai viste da quando sono uscite nell’Ottocento dall’Italia».
Altro nodo più volte toccato è stato quello sull’arte contemporanea: Massimiliano Battagliola (Civica Fabio Rolfi sindaco) ha chiesto più spazio all’arte contemporanea: «Serve una “palestra” per avvicinare i giovani».
Bazoli, dopo aver ricordato l’impegno in tal senso con «operazioni d’arte contemporanea mirate dato che Fondazione crede nella forza di quel linguaggio», ha rivelato che qualcosa si sta muovendo in tal senso «con un progetto sperimentale che unisce pubblico e privato, ma che è troppo presto per parlarne».
La mostra su Ceruti
«Confesso di aver sudato freddo quando mi è stata proposta la mostra su Ceruti: è un artista straordinario, un innovatore, ma è drammaticamente difficile, ritrae scene turbanti. È un grandissimo, fondamentale delle nostre collezioni e così abbiamo sfruttato la visibilità data dall’anno della cultura per farlo conoscere»: così ha risposto la presidente di Brescia Musei Francesca Bazoli al consigliere Andreoli che ha chiesto a lei e al direttore Karadjov se fossero soddisfatti dei 18mila visitatori. «È una scommessa vinta? Credo di sì. Per me 18mila sono tanti».
«Il nostro metro di misura non sono solo i numeri – ha aggiunto Karadjov –: il nostro lavoro è stato lodato da “Finestre sull’arte” e la monografica di Los Angeles è stata definita tra le maggiori degli Usa del 2023».
Non solo, il direttore ha ricordato il numero della rivista “Art&Dossier” dedicato al Pitocchetto e come «il catalogo della mostra sarà il volume di riferimento per chi studierà l’arte pauperista lombarda». Bazoli ha aggiunto come l’esposizione abbia arricchito il patrimonio artistico cittadino: «Prima della mostra avevamo sette Ceruti, oggi ne abbiamo 20 grazie all'esposizione che ci ha dato visibilità».
Insomma, più che soddisfatti, oltre i numeri. Che peraltro Brescia Musei aveva reso pubblici diffondendoli via internet, a differenza di quanto da noi sostenuto su queste stesse colonne. In occasione della conferenza stampa del 5 dicembre 2023, sul sito della Fondazione era stata resa infatti disponibile in pdf una brochure con tutti i dati.
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