Roberto Andò porta al Sociale «Sarabanda» di Bergman

Come in un film, inquadrature e sequenze mettono a fuoco incontri e conflitti ed è la musica, fin dal titolo, a tracciare lo svolgimento e i toni. Con fedeltà e con tocco originale il regista Roberto Andò rende omaggio alla figura e all’opera di Ingmar Bergman portando in teatro il suo film-testamento. «Sarabanda», spettacolo prodotto dai Teatri nazionali di Napoli e Genova e dal Teatro Biondo di Palermo, resta in replica al Teatro Sociale, dopo gli applausi al debutto, fino a domenica 30 marzo per la Stagione del Ctb.
Dal buio di una gelida atmosfera nordica e di una tormentata intimità, entrano in luce i volti dei quattro personaggi, distolti dalle rispettive solitudini per dar luogo di volta in volta, come in un’antica danza, a confronti a due sulle ferite aperte, sui segni lasciati dal passato, sulla difficoltà di comunicare, sulla vita che sfugge. È Marianne a rispondere a un intuitivo richiamo iniziale: «Pensavo che tu mi stessi chiamando», dice all’ex marito Johan che non vedeva da trentadue anni, nella casa sul lago dove conduce in isolamento l’ultimo tratto della sua vita.
Darà inizio, il suo arrivo, alla trama degli incontri, con l’esplosione degli sfoghi e un sotteso riconoscimento al valore dei sentimenti autentici nell’abbraccio iniziale e finale, nella capacità di attenzione e ascolto della stessa Marianne, nella nostalgia del tempo in cui Anna era viva, unico tratto apparentemente unitivo tra il suocero Johan, il figlio Henrik che era suo marito e la nipote Karin. Sono in luce più favorevole le due (più una) donne del testo di Bergman, rispetto all’inadeguatezza maschile di fronte alle sfide della vita. Marianne perdona, Karin cerca di liberarsi dall’attaccamento possessivo del padre per realizzare la sua vocazione di musicista.
Nel finale, la scelta di Andò si discosta dal barlume di speranza presente nel film per rimarcare il senso d’angoscia che ancor più sollecita una reazione a contrasto in questo spettacolo di grande spessore e suggestione, con lo speciale valore degli interpreti Renato Carpentieri, Alvia Reale, Elia Schilton, Caterina Tieghi e con gli ottimi contributi di Pasquale Scialò (musiche), Gianni Carluccio (luci) e Daniela Cernigliaro (costumi).
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