In Pinacoteca la «Filatrice e piccola mendicante» di Ceruti

Anita Loriana Ronchi
L’opera, parte del «ciclo di Padernello», fa salire a 20 i dipinti del Pitocchetto alla Tosio Martinengo di Brescia
Ecco "La filatrice e piccola mendicante" in Pinacoteca
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L’intensità di uno sguardo dimesso e ammaliante allo stesso tempo, la monumentalità delle figure su uno sfondo quasi evanescente, e il pudore con cui la più giovane, la piccola avvolta da stracci, viene resa col volto nascosto ad occhi indiscreti. Tutta la genialità e il realismo di Giacomo Ceruti il Pitocchetto (1698-1767) sono rappresentati nello splendido olio su tela «Filatrice e piccola mendicante» (1730-1733, 132 x 152 cm), in deposito alla Pinacoteca Tosio Martinengo, dove da oggi i visitatori potranno ammirarlo con le altre cinque tele, parte del cosiddetto «ciclo di Padernello».

Il dipinto, concesso in comodato (con un accordo triennale rinnovabile) da un collezionista privato che desidera restare anonimo, consolida la Pinacoteca come “casa di Ceruti” per eccellenza, portando a venti il numero totale delle opere dell’artista in essa custodite.

Soddisfazione

«Non possiamo che festeggiare l’ingresso di questo capolavoro, prestato a lungo termine per iniziativa del proprietario» osservano la presidente di Brescia Musei, Francesca Bazoli e la conservatrice Roberta D’Adda, intervenute col conservatore Nicola Turati e il consigliere comunale con delega alle Attività culturali, Francesco Tomasini. «Stiamo ricostruendo – sottolinea Bazoli – il nucleo più importante al mondo di questo straordinario artista».

La presentazione dell'opera in Pinacoteca
La presentazione dell'opera in Pinacoteca

L’opera, ricordiamo, fu esposta già nel 2008 a palazzo Martinengo e nell’ultima mostra di Ceruti svoltasi nel 2023 Anno della Cultura in Santa Giulia, e poi portata anche al Getty Museum di Los Angeles.

Una serie di testimonianze consente di ricostruirne la storia collezionistica: le attestazioni più antiche, risalenti al XVIII secolo, la documentano nella foresteria del palazzo di città dei nobili Avogadro; nel 1820 è menzionata nel catalogo della famiglia Fenaroli, cui pervenne per trasmissione ereditaria, nel 1882 fu acquistata da Bernardo Salvadego, che la collocò nel suo castello a Padernello (dove fu riscoperta nel 1930 da Giuseppe Delogu), fino all’attuale proprietà.

Ceruti, noto per la sua arte di ritrarre scene di vita degli umili e degli emarginati, in quest’opera ripropone l’analoga composizione dell’«Incontro nel bosco», parte dello stesso ciclo in Pinacoteca: un dialogo muto tra due figure che risultano protagoniste assolute, con sulla sinistra una giovanissima mendicante, infagottata in cenci che lasciano intravedere appena il profilo, e che sostiene una ciotola vuota (forse in cerca di carità, forse per condividere un misero pasto), mentre sulla destra la filatrice, seduta su un gradino di pietra, regge gli strumenti del mestiere, fuso e rocca.

«Ceruti rappresenta le due figure – spiega Turati – così come sono, mettendo in evidenza l’aspetto della povertà e con una caratterizzazione quasi ritrattistica. Lo sfondo, come consuetudine dell’artista, è di fantasia, ricostruito da una stampa».

Un’altra opera di Ceruti, la «Filatrice», è stata prestata dalle collezioni civiche bresciane a Trento per la mostra sul Todeschini, inaugurata il 12 aprile.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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