Brescia Musei «calamita» per i mecenati: premiata Francesca Bazoli
Un premio nel segno del Rinascimento. Il riconoscimento internazionale al collezionismo e mecenatismo «Rinascimento+», giunto alla quinta edizione, sarà consegnato sabato 28 settembre a Firenze – nell’ambito della rassegna di eventi ed esposizioni d’arte «Effetto Novecento» promossa dal Museo Novecento – alla presidente di Brescia Musei, Francesca Bazoli. Assieme a lei verranno insigniti del premio anche Luca Bombassei, Carlo Clavarino, Sir Mark Haukhol, Elena Tettamanti, Nancy Olnick e Giorgio Spanu.
Il premio
Il premio viene attribuito ad eminenti personalità nell’ambito del collezionismo e del mecenatismo «per il loro sostegno all’arte e agli artisti», «ma – commenta Francesca Bazoli – io preferisco intendere questo riconoscimento come attribuito non a me personalmente, ma a tutta la squadra di Fondazione Brescia Musei, per la capacità di attirare l’attenzione di mecenati e artisti, che nel corso di questi anni ci hanno lasciato opere, consentendo di integrare il patrimonio dei musei e dell’intera città».
Secondo Bazoli, il riconoscimento sarà utile per «valorizzare il contributo che tutti i cittadini possono dare, anche nel loro piccolo, mettendo a disposizione non solo opere, ma anche tempo e lavoro per contribuire alla valorizzazione del patrimonio culturale. Penso al tempo e al lavoro professionale, come nel caso dei membri del consiglio di amministrazione di Brescia Musei che prestano gratuitamente la loro opera, ma anche al volontariato, a tutti coloro che ad esempio durante l’anno di Brescia Capitale della Cultura hanno lavorato per l’accoglienza e l’accompagnamento dei visitatori. È un grande esempio di civismo, di responsabilità civica nell’ambito della valorizzazione di un patrimonio che è di tutti».
Il convegno
Nel prossimo fine settimana, a Firenze nell’ambito di «Effetto Novecento» si terrà anche un convegno, promosso con il Comune di Firenze, sul tema del rapporto tra le città Patrimonio Mondiale Unesco (Brescia è nel sito seriale «Longobardi in Italia» con il suo parco archeologico e il Monastero di San Salvatore e Santa Giulia) e l'ispirazione artistica contemporanea. «Uno dei filoni della nostra attività – aggiunge Bazoli – sta nel rapporto tra il nostro patrimonio e l’arte contemporanea in tutti i suoi strumenti espressivi, da quello strettamente artistico (compresa la performance e la digital art) alla fotografia, alla grafica. Anche in assenza di una collezione di arte contemporanea, nei nostri musei lavoriamo per la risemantizzazione dei monumenti e delle opere storiche, attraverso la relazione di scambio tra patrimonio come fonte di creatività, e la sua attualizzazione da parte dell’intervento contemporaneo».
I musei per il dialogo
È un progetto che rientra nel nuovi compiti affidati ai musei, come promotori di dialogo e più in generale di «welfare culturale».
«La nostra Fondazione è un’antesignana in questo campo, con il progetto Open Doors avviato da quattro anni e studiato sulla base delle nostre esperienze e in confronto con i grandi musei internazionali. Il welfare è inteso come benessere psico-fisico, ma anche come inclusione sociale ed educativa. Abbiamo i campus che consentono ai ragazzi di sperimentare la loro fisicità nel museo, e sul fronte del benessere psico-fisico, grazie a un bando di Fondazione Cariplo ogni lunedì, quando i musei sono chiusi, in accordo con sei associazioni del territorio che si occupano di forme diverse di disagio, apriamo le porte per consentire attività di vario genere, l’ultima in ordine di tempo è quella avviata con l’Associazione diabetici. Uno degli obiettivi per i prossimi quattro anni sarà rafforzare questa nuova frontiera dell’attività dei musei, al servizio della società civile, a maggior ragione perché noi siamo musei civici».
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