Scuola di restauro di Botticino, a Milano Tac e raggi X per le opere
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Per il secondo anno consecutivo, la Scuola di Restauro di Botticino Valore Italia, in collaborazione con l’Irccs Ospedale Galeazzi Sant'Ambrogio di Milano (Gruppo San Donato), ha avviato una nuova iniziativa di analisi diagnostica avanzata su una selezione di quattro importanti opere d’arte.
In questa occasione, il professor Luca Maria Sconfienza, responsabile dell’unità operativa di radiologia diagnostica e interventistica dell’ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio e docente di radiologia all’Università di Milano, si è occupato di guidare il team di esperti e studenti incaricati di eseguire sulle opere oggetto di studio esami specifici come Tac e raggi X.
Le sculture
Due dei «pazienti» accolti dall’ospedale milanese per essere sottoposti a scansione sono sculture lignee di origine religiosa, quali il «Cristo deposto», proveniente dalla Chiesa di San Bernardino alle Ossa di Milano, e la «Maddalena», appartenente ad un gruppo scultoreo, di ambito ligure, rappresentante la Deposizione o la Crocefissione.
Insieme a queste, altre due opere selezionate per le loro particolarità: una rara cassetta birmana per scritture buddhiste, in lacca dorata, conservata nel Museo Pime di Milano e, infine, un trittico di tele d’arte contemporanea realizzato da Cesare Berlingeri e parte della collezione del Museo MA*GA di Gallarate, «Piegare il giallo n°1 Piegare il nero n°2 Piegare il blu n°3».
Queste ultime, insieme alla «Maddalena», sono oggetto di tesi di laurea degli studenti della scuola di restauro, i quali, tramite gli approfondimenti diagnostici eseguiti hanno potuto analizzare nel dettaglio la composizione, la struttura e i materiali delle opere. Strumenti come Tac e raggi X consentono, infatti, di determinare il tipo di tecnica costruttiva adottata e individuare la presenza di eventuali altri componenti interni o imperfezioni non visibili a occhio nudo, senza compromettere in alcun modo l’integrità dei manufatti.
Dettagli
«Eseguire indagini diagnostiche avanzate sulle opere d’arte è un’opportunità straordinaria per i nostri studenti, che possono così coniugare competenze scientifiche e sensibilità artistica», afferma Salvatore Amura, amministratore delegato di Valore Italia. «Con questa operazione non solo si consolida la collaborazione tra Valore Italia Scuola di Restauro di Botticino e l’Irccs Ospedale Galeazzi, giunta al secondo anno di attività, ma conferma il nostro impegno nell'innovazione applicata al restauro, consentendo di approfondire la conoscenza dei materiali e delle tecniche costruttive senza alcun intervento invasivo».
«Siamo, con grande piacere, nuovamente al servizio dei restauratori della Scuola di Botticino per agevolarli e supportarli nel loro prezioso lavoro di tutela del patrimonio artistico italiano» afferma il professor Sconfienza. «Questo impiego alternativo delle più avanzate tecnologie diagnostiche, disponibili presso il nostro ospedale, è prezioso per indagare le peculiarità di ogni singola opera d’arte, svelare dettagli che, a occhio nudo, non sarebbero visibili. Infatti, Tac e raggi X ci permettono di avere una visione nitida e molto precisa dell’opera, in tutte le sue parti ma, al contempo, senza compromettere o modificare la struttura del manufatto stesso».
I risultati
Dalle Tac effettuate su il «Cristo deposto», la cassetta birmana e il trittico, si è potuto osservare che il «Cristo deposto» presenta una stratificazione di diversi tipi di legno, con una struttura lignea interna dove sono stati inseriti diversi tasselli, mentre la parte esterna è caratterizzata da uno strato più denso con alcuni perni metallici che servono a sostenere la struttura.
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Nella cassetta birmana, composta da una sezione in legno con un rivestimento metallico arricchito da alcune pietre, è stato possibile osservare nella parte del fondale una rottura longitudinale, che è stata fissata con delle graffe metalliche e dei chiodi.
Gli esami eseguiti nelle tre opere del trittico di Cesare Berlingeri hanno confermato la presenza di una simile struttura interna a strati, ma da una prima ispezione i materiali presenti all'interno sembrano avere densità diverse. Servirà, dicono, un’analisi più approfondita per capire se la natura degli interni è realmente diversa tra un’opera e l’altra.
L’esame radiografico eseguito invece sulla «Maddalena» ha evidenziato che l’opera è composta da diverse parti di legno, tenute insieme da giunzioni, e che la copertura è di un materiale più denso. Determinare se le parti dorate, come la profilatura dello scollo della veste e la borchia che trattiene i lembi dell’abito, siano effettivamente di una placcatura con foglia d'oro oppure di un pigmento differente sarà oggetto di future analisi.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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