Arte

Archetipi e amuleti per proteggere l’uomo di oggi dalla sua fragilità

Francesca Roman
Le sculture di Felice Martinelli dialogano con dipinti e oggetti alla Rocca e alla Casa del Podestà
Torso eroico, ferro zincato, 2023 -  © www.giornaledibrescia.it
Torso eroico, ferro zincato, 2023 - © www.giornaledibrescia.it
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Sono torsi, corazze, maschere. Plasmati nel ferro e modellati a mani nude. Sono figure che interagiscono, mondi che si compenetrano. Forme primitive e amuleti creati per proteggere l’uomo dalla sua intrinseca fragilità. Di allora, di oggi, di sempre. È così che la poetica apotropaica e materica dell’artista bresciano Felice Martinelli fa il suo ingresso nella Casa del Podestà e nella Sala del Capitano della Rocca di Lonato, in un dialogo inedito ma intonato con spazi e oggetti della collezione del senatore Ugo da Como.

La mostra «ECHI, di modi/di mondi», curata dallo stesso artista e dal conservatore della Fondazione Stefano Lusardi, espone 50 opere, tra sculture e composizioni pittoriche degli ultimi cinque anni. Colpisce la facilità con cui riescano a guadagnarsi una collocazione, sempre convincente, risolta e discreta in questi spazi.

È il caso della scultura «Torso eroico» (2023, ferro zincato), posizionato nella Galleria della Casa Museo, proprio davanti al dipinto dei Capitani di Romanino. Corazza contro corazza. «C’è un richiamo all’arte giapponese che amo molto - chiarisce Martinelli -, ma questa protezione del corpo è in realtà effimera, perché penetrabile e quindi vulnerabile. Ma mi piace l’idea che si possano attraversare, che si possa trovare uno spiraglio. Quest’opera è un po’ l’emblema della mostra: difendersi qui dentro è difficile, ma è una sfida che ho accettato, perché mi piace dialogare con luoghi ricchi di memoria». Sotto all’affresco dei Capitani è invece collocata la scultura «Apotropaico» (2021, materico su legno), che riprende il primo lavoro pubblico realizzato da Martinelli nel 1992 a Coccaglio, città dove è nato e dove vive. «Sono forme che richiamano l’architettura delle palafitte - spiega l’artista - ma anche il corpo femminile. Elementi primari che affiorano e che raccontano dell’uomo primordiale».

Forme arcaiche in un luogo eclettico, così come anche i tre «Onphalos» (2023, ferro) che scortano il visitatore nella Stanza rossa. «È una folla di volti – illustra l’artista -, mascheroni avviluppati in una forma cilindrica come un perno, che diventa ombelico del mondo, e che ci parla nel riflesso della luce, di ora in ora diversa».

Manualità

Nel 1988 Martinelli si è diplomato in pittura all’Accademia di Brera a Milano (dove oggi insegna Progettazione di interventi urbani e territoriali), e il disegno e la manualità hanno sempre mantenuto un ruolo fondamentale anche nelle sue sculture. Come in «Arpa muta» (2021, materico su legno), un collage svuotato e plasmato con le mani, collocato sulla scrivania del senatore Da Como.

Le due «Stele» (2024, bronzo) nella biblioteca della Casa del Podestà aprono il passaggio verso il secondo ambiente della mostra, la Sala del Capitano all’interno della Rocca visconteo-veneta, dove ne troviamo altre due identiche. Ma qui sono esposti anche i diversi «Tantra» (2021, pittura su tela), «forme gorgoglianti dentro un pozzo - come le definisce Martinelli -, o piccole orbite che si dilatano e si agganciano, e proteggono orizzonti invisibili, traccia della mia stessa fragilità».

La mostra è visitabile fino al 2 giugno contestualmente al complesso monumentale della Ugo da Como, tutti i giorni dalle 10 alle 18, biglietto 12 euro. Info e prenotazioni allo 030-9130060, prenotazioni@fondazioneugodacomo.it.

Felice Martinelli è presente in questo periodo anche in città, allo Studio Bandera del Crystal Palace (via Cefalonia 70) dove è in esposizione l’opera «Orbite Aggiunte», che si aggiunge a «Vertigini» e «Tokyo e dintorni», due opere site specific realizzate per lo studio bresciano di consulenza legale e tributaria nel 2022.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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