Arte

Allo Spazio Negri c’è Mina: in mostra le foto di Mauro Balletti

Le immagini del fotografo milanese sono in mostra a Brescia presso lo Spazio Fondazione Negri in via Calatafimi: dal 1978 è l’unico che può ritrarre la Tigre di Cremona
Mina torna a Brescia
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Mina, voce sublime della musica italiana, torna a Brescia. Non in via Crispi dove ha abitato fra 1997 e 2007 per ragioni sentimentali, bensì come soggetto di contenuti della mostra «Mauro Balletti. Tra fotografia e pittura» dedicata all’autore delle immagini di copertina dei suoi album dal 1973 fino a «Gassa d’amante» uscito il 22 novembre.

La mostra

L’esposizione consta d’una quarantina di pezzi fra stampe fotografiche di grande formato e opere figurative; è stata inaugurata sabato 7 dicembre allo Spazio Fondazione Negri (via Calatafimi 12/14) alla presenza dell’autore, per proseguire (orario: 10-12/16-19 dal martedì al sabato) fino al 5 febbraio 2025.

«Tutto è nato da una coincidenza: ho incontrato Balletti a Solferino dove lui ha una casa e io sono nel Rotary. Ci siamo trovati in sintonia, sono bastate poche parole, dato che Balletti è un artista schivo, ed è nato il progetto che Giorgio Finadri ha poi curato» racconta Mauro Squassoni Negri, erede dell’antica dynasty fotografica bresciana e dal 1993 creatore e deus ex-machina della Fondazione Negri Onlus, miniera di foto-archivi ed editrice di Biesse-Rivista di Storia bresciana.

Chi è Mauro Balletti

Il milanese Mauro Balletti, oggi 72enne, deve proprio a Mina la sua folgorazione per la fotocamera. Come racconta anche nel documentario «Tra le immagini di Mina - L’arte di Mauro Balletti» prodotto nel 2016 da Ballandi Multimedia e trasmesso da Sky Arte (di cui nella galleria bresciana verrà proiettato in loop un estratto, in particolare un intervento di Renato Zero), conobbe la cantante nel 1972 a un concerto alla Bussola; un anno dopo lei propose al 21enne artista di farle delle foto.

Ne uscì una serie di ritratti in biancoenero fatti sul set d’uno spot per la cedrata Tassoni di Salò che finirono nel repertorio iconografico del doppio album «Frutta e verdura»/«Amanti di valore». Scatti che mostrano la Tigre di Cremona bionda e riccioluta, in alcuni mentre fuma un sigaro, tutti con intenso sguardo «alla Mina» verso l’orizzonte: iniziò così una sintonia che ha prodotto una lunga serie di cover discografiche.

Tantopiù che dal 1978, anno del ritiro della cantante dalle scene dopo un ultimo live alla Bussola, Balletti è l’unico ammesso a fotografare e «trattare» l’immagine dell’oggi 84enne Anna Maria «Mina» Mazzini.

Le immagini

Un dettaglio da «Del mio meglio N° 7»
Un dettaglio da «Del mio meglio N° 7»

La serie di provini a contatto di quelle prime pose sono tra le immagini in mostra e nel catalogo che l’accompagna. C’è anche la stampa (40x50 cm) della copertina del recente album «Gassa d’amante» (gassa è nodo marinaresco che si può sciogliere) un cui brano, «L’amore vero», risuonerà nel film di Ferzan Ozpetek «Diamanti» al cinema il 19 dicembre.

L’immagine ideata e creata da Balletti mostra un veliero alla cui prua il viso di Mina fa da ieratica polena. Dovrebbe essere il primo lavoro fatto con elaborazione digitale, dacché i pur fantasiosi e originalissimi precedenti (Mina barbuta, Mina macho ecc.) sono frutto solo di certosina artigianalità.

Ma ci sono anche il primissimo piano – occhi, naso e il labbro superiore – in biancoenero (80x80 cm) della cover di «Del mio meglio n.7» (1983); l’ibrido composto da erculeo busto maschile nudo sul cui collo poggia il profilo della cantante, dell’album «Rane supreme» (1987); e lo scatto –  occhio bistrato, tre nei e labbra rosse – andato in copertina su Vogue Italia (2018).

La cantante body-builder in «Rane supreme Vol. 1»
La cantante body-builder in «Rane supreme Vol. 1»

Gli altri lavori

In mostra ci sono altri lavori fotografici di Balletti: «Bimba che piange» (80x60 cm) e altri per le campagne pubblicitarie «I Pinco Pallino»; un Vasco Rossi (40x50 cm) con l’occhio sinistro pesto nella cover del disco «Colpa di Alfredo» (1980); e per l’album «Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi» (2024) di Michele Bravi, quella con un corpo maschile seminudo su un letto abbracciato a un cane mentre da sotto il letto spuntano gambe maschili.

Di Balletti (sulle cui copertine di dischi sarebbe di prossima uscita un libro per un quotidiano) sono esposti anche pezzi della produzione pittorica e foto-pittorica: corpi pantagruelici d’eco boteriana, ma di complessa e sbrigliata fantasia grafica; nudi strabordanti; grafismi d’ammiccamenti sensuali. L’altro lato, parimenti immaginifico e creativo, di colui che da decenni ci regala la visione della Voce Regina.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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