Arte

Al Museo Diocesano c’è la Brescia espressionista di Ugo Aldrighi

Giovanna Galli
Sono gli ultimi giorni per visitare l’esposizione dedicata al pittore che ha dipinto la città con autenticità: nei suoi scorci la chiesa del Carmine, la Curt dei Pulì, il Duomo e la Pallata, tra gli altri
I girasoli e uno scorcio del Duomo di Brescia - Ugo Aldrighi
I girasoli e uno scorcio del Duomo di Brescia - Ugo Aldrighi
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Ancora pochi giorni per visitare la mostra «Ugo Aldrighi. Sguardi inediti dentro la città» al Museo Diocesano in via Gasparo da Salò, a Brescia (fino all’11 novembre). La rassegna, a cura di Michela Valotti, è stata organizzata in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa dell’artista.

Chi era Ugo Aldrighi

Ugo Aldrighi (Brescia 1917-2003) è stato una delle voci più autentiche ed originali della pittura popolare bresciana del Novecento ed è senz’altro tra coloro che attraverso la propria opera hanno saputo offrire un contributo di valore alla storia culturale della città, come testimoniano l’importante rassegna retrospettiva organizzata nel 2005 in Loggia e la grande antologica allestita a Palazzo Martinengo nel centesimo anniversario della nascita.

Nato e vissuto nel cuore Carmine, tra quei vicoli che sono stati la scena della quotidianità vitale e variopinta di cui la sua pittura si è nutrita, Aldrighi ne è stato il cantore, riuscendo a condensare in un linguaggio espressionistico del tutto originale, che mutuava in particolare la lezione Fauves in un cromatismo acceso e in una trasposizione formale antinaturalistica, l’anima stessa del quartiere, delle vie, dei palazzi, e soprattutto dei suoi abitanti.

Le opere

Il centro storico ritratto da Ugo Aldrighi
Il centro storico ritratto da Ugo Aldrighi

Attraverso una selezione di tredici dipinti di grandi dimensioni, esposti per la prima volta e individuati grazie al supporto della figlia del pittore, Livia, la rassegna offre l’opportunità di entrare nel cuore palpitante della sua poetica, quella rappresentazione corale, chiassosa, gioiosa, ma anche sottilmente malinconica, di un luogo e di un tempo sospeso tra realtà e trasposizione emotiva, in cui resistevano i tratti più autentici dell’identità del quartiere.

La vecchia Brescia rivive e si fissa nella memoria grazie alle sue rutilanti composizioni, realizzate su supporti originali in juta e trattati con il gesso, al fine di ottenere una superficie scabra e vibratile, sui cui fiorisce un cromatismo acceso dominato dal rosso e dai colori caldi e terrosi. Scorci urbani, dalla chiesa del Carmine alla Curt dei Pulì, dal mercato in piazza Rovetta al Duomo, ma anche vedute che sfondano scene di interni, con fiori e nature morte, si alternano in un arco temporale che si allunga dalla fine degli anni Sessanta fino agli inizi degli anni Novanta.

I video

Accanto ai dipinti, collocati nelle sale che si affacciano sul chiostro, il percorso espositivo propone una suggestiva sala immersiva dove, grazie al lavoro degli studenti del Dams dell’Università Cattolica, si propongono documenti video in cui rivivono lo sguardo e il sorriso del pittore, e si possono ascoltare le sue parole e quelle dell’amata moglie Clara, oltre a una preziosa testimonianza della figlia Livia Aldrighi.

La mostra sarà ancora visitabile giovedì e venerdì (10-12 e 15-18) e sabato e domenica (10-18); l’ingresso è compreso nel biglietto del Museo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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