A Brescia nascerà un sesto museo: il «gemello digitale»
Più accessibilità, maggiore inclusione e nascita del gemello museale: sono alcuni dei fronti sui quali i musei dovrebbero investire, nei prossimi anni, in termini di Intelligenza Artificiale e cultura digitale. A lanciare la proposta, conversando con AgenziaCULT, è Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei, intervenuto alla XIX edizione di Ravello Lab – Colloqui Internazionali, la tre giorni del forum europeo su cultura e sviluppo promosso da Federculture, Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali e Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, che quest’anno ha scelto come tema di approfondimento le «Nuove frontiere della cultura: l’Intelligenza Artificiale».
Accessibilità e inclusione
«Il tema più urgente è il superamento dell’accessibilità limitata e quindi l’inclusione per tutte le categorie. Sui deficit sensoriali, cognitivi, i musei fanno ancora molto poco – osserva Karadjov -: le varie disabilità, che producono per esempio in ambito formativo delle certificazioni, non trovano dei corrispettivi nella fruizione digitale dei contenuti da parte di diverse tipologie di pubblico. A Brescia noi stiamo facendo molti contenuti, per esempio in lingua dei segni quasi tutti i nostri prodotti di audiovisivo lo sono e sviluppiamo molto questo fronte».
Il sesto museo bresciano
Proprio a Brescia, Karadjov sta pianificando la creazione di un sesto museo, un «gemello digitale» da affiancare nei prossimi anni ai cinque fisici già esistenti.
«La mia idea è un nuovo costrutto culturale, espositivo, non fisico, nel quale i contenuti, le opere, il patrimonio, la storia materiale e immateriale delle collezioni vengano nativamente pensate dai curatori digitali del museo per la creazione del gemello – spiega il direttore della Fondazione Brescia Musei -. Come nella nostra vita reale, ormai, avremo sempre di più il gemello digitale per tutte le gestioni dei servizi, immagino che la stragrande maggioranza del pubblico che non potrà per varie ragioni mai venire ai nostri musei, o perché abita dall’altra parte del pianeta, o perché non riesce a sostenere la spesa, o perché ha delle disabilità, possa vivere un’esperienza analoga a quella fisica, ma di tipo digitale».
L’esperienza
Questo «gemello museale - rimarca Karadjov - non è il sito o i contenuti della virtual reality o gli approfondimenti che già ci sono nelle varie forme di servizi digitali. No, sarà una esperienza abilitata dall’abbattimento dei costi che l’Intelligenza Artificiale consentirà. Il contenuto e i valori del contenuto saranno gli stessi tra il gemello museale e il museo fisico, ma totalmente diversa sarà l’esperienza vissuta. Non si deve minimamente minare l’esperienza del rapporto con l’oggetto. Ma quella oggi è l’unica ed è preclusa a tantissime persone, mentre invece, grazie alla potenza della Rete e agli strumenti di conversione linguistica, può essere superata». Conclude Karadjov: «Nei nostri musei, i nostri filoni culturali come la romanità di Brescia, i Longobardi, la grande pittura di realtà, potranno essere vissuti da casa o in movimento, con gli Oculus o altri device che usciranno. Insomma, due esperienze completamente diverse nel museo fisico e nel suo gemello».
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