Arcadi Volodos al Grande: lunghissimi applausi e 4 bis
Il celeberrimo pianista russo Arcadi Volodos, ospite ieri del Teatro Grande e del 56° Festival ha portato anche qui il programma con il quale sta girando l’Europa.
Tre i blocchi: Schubert, Rachmaninov, Skrjabin. Volodos, fin dall’inizio ci ha stupito, non per la tecnica straordinaria che ben conosciamo, non per la ricerca sonora, ma per l’uso di tutte le dinamiche, dei colori possibili. La gamma del suo «pianissimo» è tale che mormora, sussurra: certi passaggi, certe risoluzioni sono al limite dell’udibilità.
Sebbene possegga un «forte» robusto e pieno, la sua tensione espressiva fa sì che la linea musicale non fluisce naturalmente, risulta frammentaria e porta a certo sfinimento, mentre il suo animo, musicalissimo, vorrebbe il contrario.
Questa raffinatezza, unita alla libertà ritmica, questo gioco di contrasti, finezze, controllo delle sonorità, si è avvertito anche nei preziosi «Moments musicaux» di cui il meglio si è avuto nei numeri 3, 4 e 5. Lunghissimi applausi e 4 bis.
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