Cultura

Albertano, le indagini del giudice si spostano a Genova

Enrico Giustacchini e il giudice alle prese nel 1243 con «Il caso del giullare triste»
La miniatura, tratta da un codice, utilizzata per la copertina del romanzo edito da Liberedizioni - © www.giornaledibrescia.it
La miniatura, tratta da un codice, utilizzata per la copertina del romanzo edito da Liberedizioni - © www.giornaledibrescia.it
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«Questo libro, il primo non ambientato a Brescia, è forse il più bresciano di tutti». Enrico Giustacchini, giornalista e scrittore, il «padre» dell’Albertano giudice-detective, riporta in scena il suo personaggio, per l’ottava volta, nel cuore dell’estate del 1243. Nelle altre occasioni abbiamo visto Albertano in azione nella Gavardo assediata dalle truppe di Federico II, alle prese con i Catari sul Garda, nelle battaglie per il dominio delle acque dell’Oglio, in Valcamonica e nella Bassa, oltre che nei palazzi della città. Il libro è in edicola con il Giornale di Brescia dal primo maggio a 8,90 euro in più, mentre il 13 maggio è prevista la presentazione con l'autore in Sala Libretti.

Ritroviamo Albertano mentre vaga sul ponte di una nave genovese di rientro da Civitavecchia. Ma che ci fa da quelle parti? L’autore tratta con grande rispetto la sua creatura, ogni volta dà conto di personaggi ed eventi in una dettagliata appendice storica. Ogni avventura ha un solido aggancio in fatti documentati ed è così anche per «Il giudice Albertano e il caso del giullare triste».

Anche per l’anno passato a Genova, come spiega Enrico Giustacchini. «Abbiamo solida documentazione della presenza di Albertano al seguito di Emanuele Maggi, chiamato nel 1243 come podestà di quella città. L’organizzazione medievale prevedeva che il podestà venisse da un altro Comune. Genova e Brescia erano due città alleate: entrambe guelfe e contrapposte all’imperatore Federico II. Già l’anno prima la carica era stata affidata ad un bresciano, Corrado da Concesio. E ora Emanuele Maggi come podestà si porta una squadra di governo tutta bresciana: due comandanti militari, Giovanni da Borgonato e Pietro da Coccaglio, e due magistrati, Bresciano Lazzari e Albertano.

Il 1243 è poi un anno importante per Genova, che vede un suo cittadino eletto Papa, Innocenzo IV. In quell’anno i genovesi mettono sotto assedio Savona e devono difendersi dalle mire aggressive di Pisa. In questo contesto rovente il podestà bresciano dà grande prova della sua abilità. Io credo che dovremmo riconsiderare e studiare la figura di Emanuele Maggi, che diventerà poi anche podestà di Roma, e che finora viene ricordato come il padre del più celebre Berardo Maggi».

La riscoperta di Albertano fa emergere altre figure bresciane di spicco...

Molto più di quanto ci si aspetterebbe. Nelle ricerche che hanno accompagnato questo ottavo giallo, ho incontrato anche un letterato finora conosciuto solo dagli specialisti della poesia trobadorica provenzale. È Lantelmo, il giullare triste del titolo, al quale affido un ruolo decisivo nel giallo, e che nella realtà storica è stato un poeta noto al punto da gareggiare, polemizzare e scontrarsi duramente con Lanfranco Cigala, considerato con Sordello l’astro dei poeti italiani di quel tempo. Cigala proprio nel 1243 viene eletto nel Consiglio degli Otto che governa Genova. Lantelmo che viene «di là dell’Oglio», in quel tempo sicuramente è in città...

Non manca il gusto per le curiosità, come quella della carretta... In quegli anni le persone si muovevano a piedi o a cavallo, i carri venivano usati solo per le merci. Ma proprio allora si iniziano a costruire le prime rudimentali carrozze, le «carrette» appunto. A quegli anni risale anche la prima raffigurazione della carriola come mezzo di trasporto con una ruota sola.

Il giallo come pretesto per scrivere di storia? No. Io sono un appassionato della letteratura gialla e poliziesca, mi piace mettere in scena il meccanismo dell’indagine secondo le regole classiche, rispettando il lettore, che deve avere tutti gli elementi per risolvere l’enigma. Vorrei che storia e giallo marciassero di pari passo. E credo che con Albertano non sia una forzatura, perché certamente è uno dei protagonisti della scena culturale europea del suo tempo ed è una figura chiave della rivoluzione che si registra nel XIII secolo a livello di letteratura, di scienza, di religione e di politica. Albertano è un precursore dei discorsi sui diritti e sui doveri, sulla cittadinanza e sulla giustizia, sul diritto di ogni persona a migliorare la sorte propria, della propria famiglia e della società. Proprio nel Sermone che pronuncia a Genova tesse l’elogio degli uomini di legge come «apostoli» e «sale della terra», e della ragione come guida dei comportamenti umani. Così immagino il mio giudice-detective e il suo ruolo da inquirente.

Passa alla storia come il Sermone del Viridario.... E nel mio romanzo immagino che quello, o meglio la casina che si trova nel giardino, sia il luogo narrativo principale del caso che Albertano viene chiamato a risolvere. Sta nel palazzo di Pietro di Negro, personaggio storico, emblema del genovese ricco e potente. Lì viene trovato il cadavere di un soldato ucciso...

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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