Al Teatro Grande storie di amor ferito

«Due opere che stanno benissimo insieme, perché raccontano sostanzialmente la stessa cosa: l’abbandono di una donna, la solitudine determinata da un’impostazione fortemente maschilista».

Così la regista Emma Dante ha spiegato la scelta di portare in scena l’inconsueto dittico formato da «La voix humaine» di Francis Poulenc e «Cavalleria rusticana» di Pietro Mascagni, che ieri sera e sabato alle 15,30 chiuderà la stagione lirica al teatro Grande.

Oggi sul Giornale di Brescia la recensione completa - scaricabile anche in versione digitale -  dello spettacolo di cui pubblichiamo la fotogallery del nostro fotografo Umberto Favretto.

«La voix humaine», tragédie lyrique su libretto di Jean Cocteau, fu rappresentata in prima il 6 febbraio 1959 all’Opera Comique di Parigi, mentre «Cavalleria Rusticana» debuttò il 21 maggio 1892 al Teatro Dal Verme di Milano.

L’allestimento in scena al Grande è una ripresa della produzione firmata dalla Dante per il Teatro Comunale di Bologna, con le scene di Carmine Maringola, i costumi di Vanessa Sannino e le luci di Cristian Zucaro. L’Orchestra dei Pomeriggi musicali è diretta da Francesco Ciluffo; protagonista dell’atto unico di Poulenc è la famosa Anna Caterina Antonacci.

«Cavalleria Rusticana» (dove il Coro OperaLombardia è istruito da Diego Maccagnola) è interpretata da Teresa Romano (Santuzza), Angelo Villari (Turiddu), Mansoo Kim (Alfio), Giovanna Lanza (Mamma Lucia) Francesca di Sauro (Lola) e da sei attori.

«Ho pensato a due messe in scena autonome - precisa la Dante nelle note di regia - ma questo filo che le accomuna sarà comunque evidente nei due finali dal tragico epilogo. Sono due testi praticamente opposti: uno è la sofferenza della donna borghese, che ho immaginato afflitta dalla pazzia d’amore. Dall’altra parte troviamo Santuzza, donna del proletariato, il cui dolore è sì personale, ma in una dimensione "popolana": cambiano le cerimonie, i modi di esprimere questo dolore. Ne la "Voix humaine" all’inizio si avrà l’impressione che tutto si svolga all’interno di una stanza d’albergo ma, col progredire dell’azione, ci si renderà conto che l’ambiente è quello di un ospedale».