Al MuSa la mostra di Guido Airoldi: «Le mie carte tra le mummie di Salò»

Il medico e il professore. In un dialogo «a carte sfrangiate», che parla al cuore dell’uomo, alla sua sete di senso, di eternità e di destino. Le opere di Guido Airoldi, l’artista-professore del docu-reality Rai «Il Collegio», fanno così il loro ingresso al MuSa di Salò, nella sezione della collezione anatomica di Giovan Battista Rini. Qui, dove sono custoditi i corpi «pietrificati» dal chirurgo che nell’Ottocento inventò una particolare tecnica per conservare reperti anatomici, dal 21 ottobre al 7 gennaio sarà allestita la mostra «Anatomie manifeste», curata da Anna Lisa Ghirardi (fino al 31 ottobre da martedì a domenica ore 10-18, da novembre da venerdì a domenica ore 10-18. Ingresso 9 euro intero e 7 euro ridotto).
«A giugno sono stato a visitare la mostra “La passeggiata della linea” (in corso fino al 7 gennaio, ndr) - racconta Airoldi - e tutta la collezione permanente del MuSa. La sezione delle mummie di Rini mi ha colpito molto, e con la direttrice Lisa Cervigni ci siamo scambiati uno sguardo d’intesa». «Ho lavorato molto sul tema anatomico ed escatologico della vita - chiarisce l’artista -. Io sono un po’ un cercatore del senso, partendo dal funzionamento delle cose, e mi sono imbattuto in questo dottore che aveva cercato di immortalarlo e renderlo eterno pietrificando questi corpi. È successa una magia, ci siamo subito capiti».
La mostra
La mostra «Anatomie manifeste» inaugurerà sabato 21 ottobre alle 16 alla presenza dell’artista («in camice bianco», promette). Airoldi sarà sul lago di Garda anche venerdì 20, ospite al New Generation Festival al castello di Desenzano curato da Matteo Vanzan, e domenica 22, quando terrà una conferenza alla galleria civica Bosio di Desenzano dal titolo: «Come nasce un’opera d’arte».
Saranno dieci le opere di Airoldi in mostra, di cui due inedite e site-specific. «Tratto i temi della vanitas, del memento mori - ricorda l’artista -. Al MuSa ho cercato un dialogo con le mummie di Rini: ai suoi strati di pelle umana io parlo con le mie carte sfrangiate, quelle dei manifesti circensi che recupero per le strade durante i miei blitz notturni in giro per l’Italia». «Vestito con un camice bianco - aggiunge Airoldi - perché mi vedo un po’ come un veterinario che recupera immagini destinate a morire. E anche per farmi riconoscere dalle forze dell’ordine (ride, ndr)».
Le opere appositamente realizzate per la mostra sono «Epidermica» e «Arbovascolare», un’installazione che richiama, attraverso le cromie fluo del circo, le vene e le arterie delle mummie sottostanti del dottor Rini, ma anche i coralli delle Wunderkammer. «Questa mostra rivelerà molto di me - assicura l’artista, che vede nella precarietà della carta una metafora della fragilità umana -, ma anche di tutti noi. Voglio parlare del cuore dell’uomo al cuore dell’uomo, perché tutti abbiamo bisogno che non vada perduto nulla e, a modo suo, il dottor Rini ha tentato di trattenerlo».
Il laboratorio per bambini
Al MuSa Airoldi terrà anche un laboratorio per bambini dai 9 anni domenica 29 ottobre alle 15, rientrando nei panni del «professore». Si realizzerà un bestiario con la carta dei manifesti circensi, materia prima dell’attività dell’artista, lavorando sul tema del recupero dei materiali e del loro riciclo. La prenotazione è obbligatoria (info@museodisalo) e il costo è di 10 euro per bambino con accompagnatore, 5 euro per il secondo accompagnatore. «Chiederò ai ragazzi di creare il proprio animale preferito – spiega Airoldi –. E non necessariamente dovrà essere reale».
«Quella de “Il Collegio” è stata un’esperienza indubbiamente straordinaria - assicura l’artista, che è anche docente al liceo artistico di Verona -, perché non capita a tutti di arrivare a 1 milione di persone, e io ho avuto feedback fin da subito». «La trasmissione mi ha anche permesso di veicolare un po’ il mio lavoro - prosegue Airoldi -: tante realtà museali mi hanno subito intercettato. Spero che serva a creare interesse e curiosità intorno al mondo dell’arte».
Mondo nel quale l’artista bergamasco è stato spesso paragonato a Mimmo Rotella. «Ma io faccio il lavoro opposto - ribatte Airoldi -. Lui lacerava immagini, mentre io me ne prendo cura. Il mio desiderio è che nulla vada perduto, e ricordare che dovremo morire mi aiuta a vivere più intensamente il quotidiano, a saperne portare anche il peso».
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