Cultura

Al castello di Padernello sulle orme del Tiepolo

Giacomo Andrico ha ricostruito a Padernello il cantiere in cui nacquero i teleri di Verolanuova, con le fotografie di Virginio Gilberti.
AA

Sarà come passeggiare sui ponteggi che consentirono a Giambattista Tiepolo, nel 1740, di dipingere i due grandi teleri (dieci metri di altezza per cinque di larghezza) con la «Raccolta della manna» e il «Sacrificio di Melchisedec», per la basilica di Verolanuova, dove sono tuttora custoditi.
Dopo mesi di preparazione apre sabato 19 alle 16,30, nel castello di Padernello, la mostra «Pictor Coeli - rare visioni di pittura da ponte», che espone le fotografie scattate da Virginio Gilberti in scala 1:1 ai grandi dipinti (aperta fino al 28 luglio, orario nei giorni festivi dalle 14.30 alle 18.30, nei giorni feriali su appuntamento).
L'allestimento, promosso dalla Fondazione Nymphe Castello di Padernello in collaborazione con il Museo Nacional di Belles Artes di Buenos Aires (che ha concesso la riproduzione dei bozzetti che l'artista presentò alla committenza), e curato dalla direzione artistica della Fondazione stessa, è stato ideato dallo scenografo Giacomo Andrico, e realizzato dai mastri artigiani Antonio Altieri, Piero Lanzeni, Gianni Zanoni, Costanzo Birbes e Claudio Conti. Questo allestimento in particolare e più di altri, ha impegnato duramente i maestri artigiani della Fondazione della Bassa.

«È costato veramente tanta fatica - spiegano gli artefici - un po' per le riprese fotografiche notturne all'interno della basilica verolese (la Fondazione ringrazia il parroco e la gente di Verolanuova per la squisita disponibilità) che riproducono fedelmente, e a dimensioni reali, le due grandi tele, un po' per il complesso impianto della mostra stessa e, altresì, per la realizzazione delle scenografie che ricostruiscono i "giorni dell'artista", cioè la situazione ambientale e logistica in cui Tiepolo operò e le strutture di cui si servì per poter dare corso a tale immane fatica pittorica...».
«Abbiamo voluto ricostruire in mostra - aggiunge lo scenografo Giacomo Andrico - proprio quei giorni, quello studio d'arte, quei ponteggi, con i colori, i pennelli, la carta da spolvero, le luci e gli odori... come se il Tiepolo se ne fosse appena sceso dalle impalcature subito dopo aver terminato i due capolavori...».

La mostra ha finalità e contenuti prettamente didattici. A Padernello spiegano che sarà utile per vedere meglio, per capire di più, per rendersi conto, a distanza di quasi tre secoli, come il grande maestro veneziano affrontò i gravosi problemi tecnici ed operativi per la realizzazione delle due pitture. Nelle stanze del castello si spiega anche che con questa iniziativa s'intende continuare sulla strada intrapresa, cioè promuovere cultura partendo dal «locale», dalla provincia (perché no?), soprattutto se questa cultura ha, come in questo caso, respiro internazionale. Solo così si opera in profondità sul territorio, si fa promozione valida!
I due teleri sono stati fotografati da Virginio Gilberti, che ora si dice «felice». «Per felicità - aggiunge - intendo avere l'opportunità e il privilegio di potermi accostare a capolavori di questa natura, con l'intenzione (la pretesa anche) di riprodurli per ridonarli a tutti, dentro ad un grande allestimento come questo». «La mostra che si apre a Padernello - commentano i componenti della direzione artistica - sarà una tappa nuova, quasi una rivoluzione dentro alla tipologia espositiva degli artisti classici italiani: non più in esposizione le opere originali, troppo difficili e costose da muovere, ma la loro fedele riproduzione, magari retroilluminata come qui, per valorizzarne i contenuti coloristici, per svelarne i segreti che nelle chiese è spesso difficile vedere...».
Gian Mario Andrico

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato