Addio all’attrice Franca Nuti, signora del teatro: le pagine bresciane della sua vita
Il teatro dice addio a Franca Nuti. La più grande. L’attrice si è spenta a 95 anni, domenica scorsa, 12 maggio, poco prima della mezzanotte, nella sua casa milanese, a pochi passi dal Duomo, circondata dall’affetto della famiglia, in particolare del marito Gian Carlo Dettori (92 anni compiuti il 5 aprile scorso) e dei figli e nipoti. Musa di Luca Ronconi, oltre ad aver vinto 4 Premi Ubu come miglior attrice (uno nel 1999 con «Alla meta» di Bernhard, produzione del Centro Teatrale Bresciano con la regia di Cesare Lievi) e il Premio Vallecorsi per «La brocca rotta» (sempre con Lievi e il Ctb), e tutti i più importanti riconoscimenti (3 San Genesio, Saint Vincent, Curcio, Simoni, due Flaiano - uno alla carriera; e poi i premi Duse, Randone, Svevo, Enriquez, Pirandello e altri ancora) la Nuti è l’unica italiana ad essere stata insignita, in Svezia, del Premio internazionale Ibsen. È stata inoltre insegnante per una generazione di attori oggi in palcoscenico.
La biografia
Nata a Torino il 15 gennaio 1929, milanese d’adozione, pur avendo un gran talento per la matematica, preferisce seguire la carriera di attrice. Diplomata all’Accademia dei Filodrammatici, debutta nella compagnia Benassi-Brignone-Santuccio. Già nel 1953 si fa notare ne «L’allodola» di Anouilh, poi recitando con Renzo Ricci (1954/55), nel «Re Lear» e ne «Il seduttore» di Diego Fabbri (regie di Enriquez, 1955) e, con la "Proclemer-Albertazzi", ne «I sequestrati di Altona» di Sartre (1959). Nel 1960 incontra Gian Carlo Dettori, che diviene suo marito. Due lunghe carriere parallele, le loro: lui per oltre 50 anni al Piccolo di Milano con Strehler, lei a lungo con Ronconi e con altri registi. Pochi i loro spettacoli comuni (alcuni col Ctb). Forte la loro lunga unione, cementata dall’intento di coordinare le rispettive assenze da casa per non lasciare mai soli i figli. A unirli, anche una salda fede cattolica, espressa in vari recital, letture, spettacoli e iniziative solidali.
Da subito la Nuti si afferma «come attrice» nuova in spettacoli diretti da Aldo Trionfo (storico il «Titus Andronicus», 1970). Suoi autori favoriti sono Ibsen e Strindberg (il «Temporale» in tv; «Il padre», nel 1982, con la regia di Sciaccaluga). Nell’epoca degli sceneggiati televisivi, è nota per il ruolo nel «Marco Visconti», dove esplode la popolarità di un giovane Gabriele Lavia. A caratterizzare la carriera di Franca Nuti, attrice di acutissima intelligenza, di impeccabile eleganza e di profondo sentire, soprattutto i lavori con Luca Ronconi, con spettacoli memorabili: «Dialoghi delle Carmelitane» di Bernanos (1987), «Tre sorelle» di Cechov (1988), «Donna di dolori» (1992) e quell’«Ignorabimus» di Arno Holz (1985, al Fabbricone di Prato), spettacolo-evento, in cui la Nuti diede un’interpretazione eccezionale in panni maschili. Con Ronconi anche l’esperimento tv del «John Gabriel Borkman» (1979), con l’amica di sempre, e grande artista, Marisa Fabbri.
Pagine bresciane
A Brescia, Nuti e Dettori hanno coltivato grandi amicizie e spesso sono venuti qui a recitare. Proviamo a ricordare qualche occasione: nel 1963 al Teatro Grande, ne «La fiaccola sotto il moggio», con Albertazzi e Proclemer. Aprile 1996: in S. Maria del Carmine la Nuti legge brani da «Dialoghi delle Carmelitane», con il Coro della Cattedrale di Lugano, regia di Fabio Battistini, su invito di Amici della Chiesa del Carmine e Comune, per due serate. 1999: è l’anno di «Alla meta» di Thomas Bernhard, di cui si è detto. Anni ’90/2000: l’attrice apre tutti i cicli di letture della Bibbia al Sancarlino, promossi dal Ctb e curati da Franca Grisoni. 2001: è l’anno di «Spettri». 2002: è ospite al Festival degli Attori di Erbusco e in luglio, al Capitolium, legge la I Lettera ai Corinti di San Paolo, su invito di Centro Universitario Diocesano e Provincia. 3 aprile 2004: interpreta «Requiem» di Patrizia Valduga, per il festival «Crucifixus», a Esine e Sale Marasino, regia di Battistini. Novembre 2004: «Vespri» al Carmine con poesie di padre Turoldo, in memoria di Stefano Minelli, regia di Giuseppe Marchetti. 2004: è protagonista de «La brocca rotta» di Kleist, di cui si è detto. Novembre 2005: in Duomo Vecchio legge la II Lettera di San Paolo ai Corinti, all’organo Eva Frick Galliera. Nel 2007 con Dettori, una prova comune di rilievo in «Faust e Bauci», regia di Lievi.
9 gennaio 2019: al Sancarlino la Nuti incontra il pubblico, per il ciclo del Ctb «La passione teatrale».
L’ultimo spettacolo
Un ultimo capolavoro, una prova di arte e di carattere: a 92 anni, sfidando il Covid, dall’8 al 16 maggio 2021 Franca Nuti va in scena al Teatro Grassi con il monologo «A German Life» del Premio Oscar Christopher Hampton. Sarà il suo canto del cigno, ma anche la testimonianza di una grande passione civile. Il Piccolo Teatro, nella sede storica di via Rovello, domani (mercoledì) dalle 9 ospiterà la camera ardente dell’attrice.
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