Addio a Penderecki, musicò la follia di «Shining»
Si era esibito anche al Teatro Grande per il Festival Pianistico di Brescia e Bergamo. Il grande pubblico del cinema lo ha conosciuto per le musiche utilizzate 40 anni fa da Stanley Kubrick per scandire l’escalation di follia omicida del protagonista di «Shining», impersonato magistralmente da Jack Nicholson.
Krzysztof Penderecki, morto a Cracovia a 86 anni dopo una lunga malattia, non aveva scritto per il cinema quelle note dall’effetto inquietante ma per un’opera sacra, «Il risveglio di Giacobbe». Al grande regista aveva dato carta bianca per utilizzarle dopo aver rifiutato l’invito a scrivere espressamente per quel film convinto che un autore di sinfonie rischiasse di non essere preso sul serio dedicandosi anche alle colonne sonore.
Penderecki, considerato tra i massimi compositori e direttori d’orchestra polacchi ed esponente di spicco dell’avanguardia musicale del Paese tanto da essere definito «classico postmoderno», alle sinfonie si è dedicato nella sua lunga carriera firmando la prima nel 1972 e mettendone in programma nove, ma riuscendo a completarne otto.
Del musicista di origine armena era nota anche l’amicizia profonda che lo aveva legato a Karol Wojtyla da quando questi era arcivescovo di Cracovia. Dopo la morte del Pontefice il musicista inserì un brano in sua memoria nel Requiem Polacco composto nel 1980 che riunisce brani dedicati alle pagine salienti della storia nazionale.
Penderecki cominciò a suonare il violino a cinque anni dopo che il padre, appassionato dello strumento, gliene regalò uno. Imparò in fretta arrivando a comporre il primo brano a sei anni e a suonare brani di Paganini. Nel Conservatorio di Cracovia studiò violino e pianoforte, concentrandosi poi sulla composizione e divenendo nel 1958 professore dell’Accademia di Musica.
Due anni dopo entrò a far parte dell’avanguardia internazionale. Il successo di pubblico gli arrivò nel 1966 con la prima esecuzione della sua «Passione secondo San Luca», ispirata alle analoghe composizioni di Bach. Nel 1969 la sua prima opera, «I diavoli di Loudon», basata sul romanzo di Aldous Huxley fu eseguita all’Opera di Stato di Amburgo.
Dal 1973 al 1978 insegnò alla Yale University. La sua ricerca nel campo della sperimentazione sonora riconosciuta e apprezzata dal mondo accademico e dalla critica fu portata all’attenzione della platea internazionale grazie, appunto, anche al cinema.
Oltre a «Shining», sue composizioni furono scelte nel 1973 dal regista William Friedkin per «L’Esorcista», un’altra pellicola dalla trama agghiacciante. Tra le sue moltissime composizioni, una scritta nel 1961 per 52 archi, fu dedicata alle Vittime di Hiroshima e utilizzata in parte molto tempo dopo da Alfonso Quaron per il suo film e «I figli degli uomini» (2006) e nel 2017 per la serie tv «Twin Peaks».
Recentemente aveva collaborato con il chitarrista dei Radiohead Jonny Greenwood, che oggi lo ha ricordato su Twitter definendolo «il più grande». Sperimentazione, composizioni impegnate, brani ispirati alla religione, direzione d’orchestra, concerti, opere. Sacro e profano si sono intrecciati costantemente nel percorso di Krzysztof Penderecki, cattolico con lo sguardo rivolto «a un Dio universale».
In un’intervista di qualche anno fa, il musicista ribadì di essersi dedicato all’avanguardia negli anni Cinquanta come reazione al regime comunista. «La musica che arrivava dall’Ovest in Polonia era proibita, così come la musica sacra. Per questo ho scritto musica d’avanguardia a soggetto sacro. Il tema sacro non l’ho mai abbandonato».
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