Abel Ferrara, a Brescia il maledetto di Hollywood
«King of New York», «Il cattivo tenente», «Occhi di serpente», «The Addiction», «Fratelli»: sono alcuni dei titoli che hanno reso celebre Abel Ferrara, regista newyorkese ospite sabato a Brescia per la rassegna Old Cinema.
Autore di un cinema cupo, maledetto, visionario, Ferrara si prepara a raccontare al pubblico i propri segreti in diversi momenti.
Alle 11 è atteso per una masterclass alla Laba, in via Privata de Vitalis 1/3, con una lezione in aula seguita da un viaggio attraverso la città (la partecipazione è aperta a tutti, ma l’iscrizione è a pagamento: info e iscrizioni www.oldcinema.net).
Alle 16.30 in Loggia è invece previsto un incontro con le istituzioni.
Alle 21.15 il regista sarà presente in sala, nell’Auditorium Santa Giulia (via Piamarta 4) per incontrare i bresciani prima della proiezione di Mary, film del 2008 con Juliette Binoche, Matthew Modine, Forest Whitaker, Heather Graham e Stefania Rocca.
Cosa si aspetta di scoprire nella Brescia in cui trascorrerà una giornata intera?
Ogni città in Italia è unica. E quindi sono certo che anche Brescia mi svelerà la sua unicità.
Lei ha un legame speciale con il nostro Paese, non solo perché ha radici familiari italiane e vive a Roma, ma pure perché ha diretto attori e attrici italiani, come Asia Argento e Riccardo Scamarcio, e girato più di un film nel Belpaese. Compresa la sua ultima opera, il tributo a Pasolini. Cosa pensa dell’Italia di oggi?
È un momento particolare per il vostro Paese, per la crisi e per le migliaia di uomini e donne in fuga da guerre, fame e persecuzioni, che bussano alle porte dell’Europa. L’Italia ha un patrimonio storico culturale che non ha eguali, ed è la sua forza. Pensi solo a Roma con i suoi tremila anni di storia.
I suoi film parlano di redenzione, di peccato. Quanto il fascino che esercitano su di lei le tematiche religiose è legato alle sue radici cattoliche? Diventando adulto ho abbandonato la Chiesa cattolica perché mi sono convertito al buddismo. La redenzione ha a che fare con la ricerca della spiritualità, al di là del singolo credo religioso.
Gli scenari dei suoi film sono spesso città immerse in un’atmosfera cupa. Come li sceglie? Io amo molto l’Italia e per questo spesso ho scelto le città italiane come ambientazione. Con il vostro cinema, per me sono sempre fonte di ispirazione.
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