«A Cuba spinti dal vento e chiacchiere al rum»
Ottavio Zani, ormai, l’ha imparato: per conoscere veramente un Paese, la prima cosa da fare è «buttare nel cestino le guide turistiche cartacee e fidarsi del vento». Così ha fatto anche nell’avventura che racconta in «Viva Cuba. Storie di viaggio e di bellezza nell’isola dai mille colori», il secondo diario di viaggio - dopo quello dedicato al Giappone - che Zani pubblica con La Compagnia della Stampa di Massetti e Rodella (112 pagine, 12 euro).
Il libro sarà presentato giovedì 23 agosto alle 21 nella Sala Faustinelli di Ponte di Legno, dove l’autore abita, e in seguito a Brescia nel corso della fiera Librixia.
È il resoconto del viaggio affrontato da Zani con un amico nell’aprile 2016: l’attraversamento di Cuba da nord a sud e ritorno, quasi duemila chilometri coperti in buona parte in bicicletta. «Cicloturista» convinto, Ottavio ha trovato pane per i suoi denti: «Abbiamo viaggiato - scrive - per parecchi chilometri su strade malandate ed è capitato molte volte di essere completamente soli nella natura su sigari d’asfalto senza automobili, senza motociclette, senza nulla tranne noi, le nostre biciclette e il nostro sudore».
«Quando siamo partiti - racconta - Barack Obama aveva da poco allentato l’embargo, ripristinato poi da Trump. Si respirava aria di cambiamento, c’era molta euforia. Abbiamo assistito, tra l’altro, allo sbarco a Santiago di una nave da crociera americana, un evento che non si verificava da 50 anni». Il libro è la cronaca spigliata dei molti incontri fatti dai due amici, spesso siglati da dosi abbondanti di rum che, a quanto pare, «aiuta a combattere il caldo». Ne esce il ritratto di un’isola non solo turistica, vista con gli occhi della gente comune. Un popolo affabile e un po’ imbroglione, che inventa trucchi e inganni per sopravvivere, ma capace di grande cordialità: «A Real Campina hanno ucciso un maiale solo per noi, cucinandolo in una grande festa a cui ha partecipato tutta la comunità».
Tramonti e strade. Allo splendore del mare, «del quale porto nelle narici il profumo» e al caos dei luoghi più frequentati fanno da contrappeso le lunghe pedalate lungo vie semideserte e malconce, le soste in piccoli paesi tranquilli. «Sulle strade costiere, in quel periodo, passano le femmine dei granchi che dalla costa raggiungono il mare per deporre le uova. In certi punti, la strada era un tappeto vivente di granchi rossi, una visione tanto affascinante quanto pericolosa per le nostre ruote».
La selvaggia costa meridionale gli è rimasta nella memoria: «Quella e il tramonto del Malecon, a L’Havana, il più affascinante che io abbia mai ammirato». Cibo e alloggi. Tra le molte piccole scoperte, la pizza cubana, «ottima e onnipresente. Nei paesini, moltissime persone allestiscono dei forni artigianali fuori casa e le preparano a cavallo degli orari di pranzo». Esperimenti di microcapitalismo, come le «case particular», i bed and breakfast locali, allestite un po’ ovunque: «Hanno creato un notevole benessere per i proprietari, diventati i "nuovi ricchi" di Cuba». Anche questo libro, come il precedente ha un’introduzione scritta da mons. Vittorio Formenti, il direttore bresciano dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa, che riconosce all’autore la capacità di evocare, «pedalando e sudando, gli echi delle memorie storiche ed antropologiche che hanno caratterizzato l’affascinante isola caraibica». Dal canto suo, Zani guarda già alle prossime pubblicazioni: «Sono appena tornato da due mesi in Vietnam, durante i quali mi è successo proprio di tutto.
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