Cultura

«50 Main Street Revisited», l’America di oggi raccontata dai ritratti di gente comune

L'esposizione del fotografo gardesano, residente in America, Piero Ribelli è visitabile fino al 3 settembre al Museo della Fotografia
La fotografia scelta come simbolo della mostra - Foto di Piero Ribelli
La fotografia scelta come simbolo della mostra - Foto di Piero Ribelli
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«"50 Main Street" è il mio progetto più importante. Almeno finora». Il fotografo gardesano Piero Ribelli - passaporto italiano e residenza americana - è orgoglioso del librone color verde che vuole essere un ritratto attraverso ritratti dell’America contemporanea. In questi giorni il lavoro è esposto a Brescia (e lui incontra il pubblico giovedì 20 luglio). La mostra - che sarà visibile gratuitamente, fino al prossimo 3 settembre, al Museo della Fotografia, in contrada del Carmine - si intitola «50 Main Street Revisited», dove quel «Revisited» vuole svelare qualche novità.

Già il titolo del libro aveva un senso nascosto. «È un po’ come dire "La casalinga di Voghera"», sorride Ribelli. «La Main Street rappresenta la strada americana media, l’americano comune. Ho voluto pubblicarlo perché qualche anno fa cominciai a notare dei cambiamenti sociali e di attitudine nelle persone statunitensi. Negli anni ’80 mi avevano accolto come uno straniero con un buffo accento e una passione particolare, ma dopo l’11 settembre tutti gli stranieri sono visti con sospetto. Ancora prima di Trump. L’idea era raccogliere ritratti di gente che avessero qualcosa in comune. Vorrei ricordare alle persone quanto abbiamo in comune come esseri umani, senza distinzione. Quando ci si sposa si fa festa, quando ci si ammala si piange».

Una famiglia - Foto di Piero Ribelli
Una famiglia - Foto di Piero Ribelli

L’uguaglianza è alla base di questo progetto, che tuttavia vuole essere anche luce sulle differenze. «Io sono un grande individualista. Non siamo davvero tutti uguali: avere cose in comune non significa questo. Ma è sempre meglio cercare ciò che ci unisce, e non ciò che ci separa».

Ne risulta un diario di viaggio per immagini - ritratti, paesaggi e storie narrate - che l’autore ha compiuto negli Stati Uniti, scegliendo una persona o una famiglia per Stato e fotografandole sempre sulla Main Street. Quaranta immagini tratte dal volume (ma non tutte: qualcuna è inedita) mostrano nella sala principale del museo il lavoro di Ribelli, che qui ha tuttavia voluto mandare alcuni messaggi tramite il colore. «Sul libro i toni sono naturali, mentre qui in mostra decisamente più saturati. Sono una metafora: il mio rapporto con l’America è contrastato. Vorrei starci, e poi tornare in Italia, e poi stare a New York... Gli alti e i bassi sono a livello personale e politico. Per questo la mia rappresentazione della nazione ha un approccio volutamente cangiante, altalenante».

Una tipica abitazione americana - Foto di Piero Ribelli
Una tipica abitazione americana - Foto di Piero Ribelli

La tecnica

Anche la tecnica ha un ruolo preciso: «Per questo libro ho usato la Hasselblad 6x6 per ritratti quadrati. Quando iniziai a lavorare al libro, si trattava di un progetto collegato al passato che meritava una fotografia più classica. Mi piace la profondità di campo del medio formato, con un obiettivo un po’ più lungo del normale. Per i paesaggi, invece, ho usato i classici teleobiettivi».

Altra immagine da «50 Main Street» - Foto di Piero Ribelli
Altra immagine da «50 Main Street» - Foto di Piero Ribelli

Alcuni volti, infine, si sbiadiscono del tutto, come coperti da una patina opaca e lattiginosa. «Addirittura le avrei volute tutte così», ammette Ribelli sorridendo. «Ma alla fine ho scelto questo formato, il 30x30 che ricorda le copertine degli LP. Ecco perché i titoli delle foto sono tutte canzoni americane che mi hanno influenzato. Non ne ho messa nessuna europea: la musica del Vecchio Continente ha un po’ la puzza sotto il naso nei confronti degli Usa. Ma anche in America di cultura ce n’è: voglio mostrarlo e ricordarlo al pubblico».

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