Cultura

4 Axid Butchers e quella palla di luce al Gasulì

Dieci anni di carriera per la punk-funk-baggy band bresciana che ha suonato in tutta Europa e in Sudafrica
4 Axid Butchers, Villa Gasulì -1
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Se quel giorno di pioggia torrenziale di dieci anni fa Le Mozzarelle Sotto Vuoto non si fossero rinchiuse nel capannone al gelo per suonare, oggi non avremmo uno dei migliori gruppi di Brescia. Una di quelle formazioni che quando le guardi ti viene voglia di imparare a suonare e di formare una band. Alfredo (già Nunc Bibendum Est), Gibo, Istì, Paolo e Sandrì sono la gang del groove. Manu Chao, Happy Mondays e Stone Roses che si bevono il rosso di Botticino a una festa tribale.
 
Sono i 4 Axid Butchers. Vengono dal paese del marmo. E da qualche anno sono di casa a Serle, al Gasulì. Residenza sul monte, lontano da tutto, dove i cinque si rinchiudono per interminabili sessioni di prove (qui è stato scritto anche il loro ultimo album da studio, «Villa Gasulì»). Un luogo magico, in cui l’essenza dell’ambiente si fonde con la band e con la sua musica. E i 4 Axid Butchers (nome ben più azzeccato delle Mozzarelle Sotto Vuoto) sono diventati il Gasulì, ch’è diventato la loro musica, ch’è diventata la loro filosofia di vita. Tutti sul furgone: si va a suonare. In Germania (per anni hanno avuto un appartamento a Berlino), Slovenia, Francia, Austria, Sudafrica.
 
Pionieri della musica bresciana d’esportazione, nei loro primi dieci anni di carriera hanno inciso parecchi dischi. Sulla lunga distanza e in studio «EmpTVision» (2007), «4 Axid Butchers» (2009) e «Villa Gasulì» (2012). Ma ci sono anche il demo «Freaky Dance» (2005), uno split con i Lords Of Inner Space (2008), e soprattutto il disco live con cui la band celebra il decennio, fresco di stampa e disponibile ai concerti. Tra le cose che non tutti sanno c’è che i Butchers sono super tifosi delle rondinelle. E che la band si è consolidata durante un Brescia-Roma al Rigamonti. «Lì abbiamo chiesto a Sandrì di venire con noi a suonare le percussioni - raccontano -. Faceva il batterista metal, sulla custodia aveva scritto Eliminator a caratteri cubitali...». Gli inizi sono in un appartamento di Botticino.
 
«Chi di noi faceva l’università volava a casa dopo le lezioni e poi si dava il via alle prove. Sessioni lunghissime, che si trasformavano in party domestici con tutti i nostri amici. Solo che il vicino di casa faceva i turni. E ad un certo punto ce ne siamo dovuti andare...». Negli anni arrivano il Gasulì, i contatti con le agenzie, il tour in Sudafrica. Un sacco di esperienze, la maggior parte all’estero. «Suonando, siamo diventati quelli che siamo. Abbiamo imparato qualcosa da ogni live. Nei centri sociali, nelle case occupate in Germania». Gibo fa un passo oltre. «Con i Butchers io ho formato il mio pensiero». Ricordate? La band che si fonde con la musica e diventa uno stile di vita.
 
Il prossimo disco? «Con "Villa Gasulì" avevamo tutto: agenzie, promozione, la nostra etichetta. Forse ci aspettavamo di più. Invece abbiamo solo consolidato quanto avevamo. Ma il nuovo album è imminente.». E quindi si tornerà al Gasulì. Dove nelle mattine di gennaio il sole arriva da distante, rimbalza nel lago, salta la coltre di nebbia e ti butta in faccia una luce rossa fortissima che ti restituisce 18 gradi. Mentre là sotto gelano tutti. E tu, di sopra, ti inventi un altro groove. Ricordate? Il Gasulì diventa la band, che diventa una musica, che diventa uno stile di vita...
 
Daniele Ardenghi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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