Sgarbi: «La Pinacoteca di Brescia è il più bel museo d'Italia»
Non delude certo le aspettative, anzi. Vittorio Sgarbi arriva a Brescia e travolge la tranquilla (e sonnacchiosa) domenica pomeriggio regalando subito un’entusiasmante iperbole: «La Pinacoteca Tosio Martinengo è il più bel museo d’Italia».
Boom, l’esaltazione dei presenti è subito alle stelle (come dar loro torto), primo fa tutti Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei, è stato proprio lui a invitare il critico d’arte (e molte altre cose, come ben sappiamo) ad ammirare le meraviglie bresciane. Meraviglie artistiche che Sgarbi conosce molto bene, e infatti sarà il protagonista di una puntata speciale che andrà in onda prossimamente su Teletutto: l’evento sarà condotto da Maddalena Damini che ieri ha dialogato con Sgarbi.
Prima una visita al Museo Santa Giulia e verso le 15 eccolo di fronte alla Pinacoteca Tosio Martinengo. Ed è subito show. Un quarto d’ora abbondante per arrivare dall’auto all’ingresso del museo, saluti e battute per tutti. Ripetiamo: non delude certo le aspettative. Prima di salire il maestoso scalone della Pinacoteca, una tappa in biglietteria dove fa incetta di libri sulle mostre passate. Stargli dietro non è cosa da poco, sia fisicamente che mentalmente.
Il tour tra le sale
I velluti sgargianti e sontuosi delle pareti lo accolgono e lo affascinano, si accomoda su un lungo pouf/divano al centro di una sala, chiede a Karadjov di sedersi accanto a lui, e da consumato showman conquista la scena: «Ho amici molto esigenti - racconta - a cui non piace mai nulla, trovano sempre qualche difetto. Ebbene, sono venuti a Brescia e poi mi hanno raccontato di aver visitato il museo più bello d’Italia. Se lo dicono loro, non posso che ribadirlo anche io: la Pinacoteca Tosio Martinengo è il più bel museo di tutta Italia».
Da Sgarbi parole di elogio per Roberta D’Adda, coordinatrice collezioni e ricerca alla Fondazione Brescia Musei, del resto è lei che ha curato il nuovo allestimento della Pinacoteca. «Un allestimento sublime - ha sottolineato il critico - qui tutto è perfetto, meravigliosi i colori acidi delle pareti. Un lusso esorbitante ma meraviglioso. Anche i quadri sono alla giusta altezza, un dettaglio non certo scontato». Risate nel passaggio da una sala all’altra, aneddoti raccontati con le doti di un grande affabulatore che diventa inarrivabile quando si accende la telecamera ed inizia a parlare delle opere.
Il plauso al Rinascimento bresciano
«Moretto, Romanino e Savoldo possiedono il realismo dei grandi - ha sottolineato -, non temono certo il confronto con Raffaello». Peraltro proprio di Raffaello la Pinacoteca possiede due opere: il Cristo Redentore e l’Angelo. I pittori bresciani, ha proseguito, «possono essere accostati a Caravaggio, che proprio a Brescia trovò le sue prime suggestioni». Ecco allora che il Rinascimento bresciano ha visto quel «meraviglioso visionario» di Savoldo, come pure quell’arte «concreta, fisica e realistica» del Moretto, o il Romanino, capacità di trasformare in arte «la crudeltà che parte dal mondo reale».
Sgarbi è un fiume in piena, lo si ascolta affascinati, quasi vergognandosi della poca conoscenza dei capolavori di casa nostra. Ultima tappa al cospetto di Giacomo Ceruti, «il pittore della realtà grande come Caravaggio», pittore dei poveri (da cui il soprannome «Pitocchetto»), «il suo ciclo di Padernello è stato definito la Cappella Sistina dei poveri, per la straordinaria capacità di rappresentare le persone più umili». E ancora, «raccoglieva la polvere dalla strada e la rendeva capolavoro con i suoi colori, il mio sogno era vedere i capolavori tutti insieme, un sogno avverato in questo museo».
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato