Semiramide, veggente bresciana di Mussolini, Callas e Lindbergh
Si chiamava Semiramide. E fu, a Brescia, «la maga del Ventennio». Una figura unica di veggente, dotata di poteri soprannaturali che le permettevano di entrare in contatto con il mondo ultraterreno e di scrutare il futuro.
Al secolo Semiramide Gazzo Ghidoni, era figlia d’arte. La madre era Semiramide Vernia era infatti una celebre chiromante dell’Ottocento. Di Semiramide (Brescia, 20 aprile 1907-29 agosto 1962) hanno parlato giornali italiani e stranieri dagli anni Venti del secolo scorso. E Semiramide - nome quanto mai suggestivo e misterioso - lo merita davvero, perché si distacca nettamente dalla schiera dei cosiddetti veggenti che pullulano nella prima metà del ’900 in ogni parte del mondo.
Semiramide era, prima di tutto, una signora, una squisita signora dal tratto semplice e cordiale la cui dolcezza traspariva dagli occhi sereni e luminosi. In lei non c’era niente di misterioso, di arcano, di artefatto, come la scienza alla quale per anni si dedicò potrebbe far immaginare, perché - a leggere i giornali di allora - la chiromanzia e la grafologia, come le praticava Semiramide, acquistavano il valore di scienza. Svolse infatti la sua professione con tanto di «licenza di grafologia e chiromanzia» rilasciata dalla Questura.
Nel 1927 il suo gabinetto è premiato a Roma con una targa d’onore ed una medaglia d’oro. Si laurea all’Università Voltaire di Francia, che le conferisce il titolo accademico di dottore per poi conseguire nel 1935 il diploma rilasciatole da «padre Girolamo Maria Moretti, direttore della Scuola Psicografica in Brescia che la dichiara abile ad applicare gli insegnamenti avuti in grafologia (personalità, analisi grafologiche, perizie grafiche, indagini psicotecniche) anche a scopo professionale».
Le sue giornate trascorrono, quando non è in viaggio verso qualche Paese del mondo, tra l’abitazione nel capoluogo e la magnifica Villa Usignolo, a Sarezzo. Proprio alla suggestione lasciata nel paese trumplino dalla sua presenza e alle leggende che vi si tramandarono sul suo conto, si deve anche un celebre brano di Charlie Cinelli, Semiramide per l'appunto (2010), inserito nell'album "En casa, en cèsa e al bar".
Consultata da un’incessante e illustre clientela fra cui figurano insigni uomini politici (Mussolini e Claretta Petacci, Balbo, Umberto di Savoia, Giannini, Ferri, Cassinelli, Bentini), grandi scrittori (Trilussa, Papini, Pirandello, Sibilla Aleramo), celebri nomi del mondo artistico (Boccasile, Bonfanti, Callas) e del firmamento cinematografico italiano e straniero, Semiramide scrive libri e cura rubriche su riviste di mezzo mondo: tedesche, inglesi, francesi, austriache, brasiliane...
Nel 1930 Italo Balbo constata la potenza intuitiva di Semiramide durante la trasvolata oceanica. La maga prevede incidenti con precisione matematica. Nel 1932 è l’aviatore statunitense Charles Augustus Lindbergh a rivolgersi alla veggente bresciana per risolvere il drammatico rapimento del figlio che Semiramide «diceva vicino a casa, vicino a casa, ma non più vivo». E infatti baby Linderbergh fu trovato vicino a casa, morto.
Maria Hardouin, principessa di Montenevoso, moglie di Gabriele D’Annunzio, nel 1954 in punto di morte vuole dar atto alla maga bresciana dell’esattezza di una sua predizione di qualche mese prima. L’«incontro col figlio Mario D’Annunzio - aveva detto la maga - sarebbe avvenuto alla vigilia di un lunghissimo viaggio», il viaggio senza ritorno della morte.
A Claretta Petacci e quindi allo stesso Benito Mussolini, giunto nel suo studio sotto mentite spoglie, predisse - attraverso un calco della mano del dittatore - la morte procurata da una pallottola. Era il gennaio 1944.
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