Cultura

Se grazie a Enrico Mirani il Brigadiere del Carmine incontra l'astronomo Giovanni Paneroni

Anche il curioso personaggio nel nuovo giallo ambientato in quel 1925, con un paio di omicidi, altre uccisioni brutali, imbrogli e furti
Un giovane Paneroni in veste di Carabiniere
Un giovane Paneroni in veste di Carabiniere
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A Roma, Benito Mussolini - con «un discorso politico» - si intesta l’intera responsabilità del delitto di Giacomo Matteotti e delle violenze fasciste, e promette di imporre «la pace e la tranquillità» con le buone o con le cattive. A Brescia, i manipoli in camicia nera distruggono la sede e la redazione del giornale dei liberali e il giornale dei cattolici. Viene sequestrato persino il settimanale della Diocesi. Il prefetto scioglie la Camera del lavoro, rea di «attaccare gli organismi di cui la borghesia si serve per la conservazione dei suoi privilegi».

Inizia con serate di ferro e fuoco, il 1925. Guai a chi alza la testa. Altro che fascismo dal volto buono. E come se non bastasse, al brigadiere Francesco Setti hanno anche rubato la bicicletta, la Bianchi di seconda mano ridipinta con i colori dell’Arma...

Il giornalista e scrittore Enrico Mirani
Il giornalista e scrittore Enrico Mirani

Torna in scena così il Brigadiere del Carmine, mentre la città sta cambiando pelle: indolenzita, incattivita, incarognita; ma anche in fermento e carica di progetti. I cinema proiettano i primi kolossal, allo stadio il Brescia ospita una squadra di campioni ungheresi, ma lotta con la Cremonese per non retrocedere. Sulle strade del centro si affollano bici, moto e automobili. Si raccolgono fondi per costruire orfanotrofi e case di assistenza. Il Duce sale a Gardone Riviera per omaggiare il Vate...

Ai primi di gennaio c’è grande attesa per una serata al Sociale: Giovanni Paneroni affronterà studiosi e pubblico per sostenere la sua teoria. Il Superastronomo ambulante de «la Terra non gira, o bestie», l’ultimo tolemaico nemico dello «stupido» Galileo, è già una celebrità, ha dato spettacolo a Milano, Bergamo, Cremona, Pavia, Genova, Padova, Bologna e Firenze. Viene da Rudiano, d’estate fa il gelataio, d’inverno vende ortaggi, a tempo pieno «combatte l’ignoranza» di chi crede alla scienza ufficiale. Paneroni è l’antesignano dei terrapiattisti (e avrebbe ancora oggi molto da insegnare ai leoni da tastiera del web).

Sul singolare rapporto tra Setti e Paneroni gioca Enrico Mirani con «Il Brigadiere del Carmine e l’Astronomo» (Liberedizioni, 188 pagine, 16 euro); il settimo volume della saga giunge nelle librerie in questi giorni e sarà presentato ufficialmente venerdì 29 settembre, a «Librixia».

Inviato speciale del nostro giornale e scrittore di storia, Mirani intreccia un romanzo intrigante e ricco di trame, di colpi di scena, di curiosità e di riflessioni. I protagonisti sono entrambi sue creature: il brigadiere perché da lui inventato e portato al successo; l’astronomo perché affettuosamente studiato e riscoperto. Sullo strampalato patafisico Mirani ha scritto un memorabile «Vita, memorie, avventure di Giovanni Paneroni, astronomo ambulante». Ed è da quelle pagine che estrae il coniglio dal cappello: Paneroni ha fatto la naja come carabiniere, in quel di Ravenna. È quindi, a suo modo, un collega del brigadiere, non tanto per la passione dell’indagine (anche se sarà testimone determinante), quanto per una sensibilità umana che solo alla fine del libro si avrà il piacere di scoprire. Niente anticipazioni, perché questo è un giallo - bellissimo e avvincente - con un paio di omicidi, altre uccisioni brutali, imbrogli, furti e qualche sbocco sorprendente.

Tutto inizia con...

Tutto inizia con il ritrovamento del cadavere di un fornaio in contrada Cavalletto... L’indagine porterà in bordelli e case nobiliari, stamberghe, osterie e caffè, negozi e magazzini, al cinema e a teatro, in Castello, al Capitolium, allo stadio. Attraverserà la vita quotidiana della città e ne svelerà gioie e dolori.

Il brigadiere Setti non si fa illusioni, ne ha viste troppe, ma non riesce a cedere al cinismo. Trova conforto tra le braccia generose di Caterina, la vedova della trattoria «Il pappagallo d’oro», ormai sua fidanzata stabile. E girando nei vicoli del Carmine si sente a suo agio fra quella umanità così diversa, che mescola «brava gente e poco di buono». Setti divide il mondo «fra le persone oneste e i farabutti», e non sempre il giudizio rispecchia la fedina penale. Ha conosciuto «ladri stimabili e delinquenti mascherati da galantuomini». Il 1925 - a questo palinsesto di umana varietà - aggiunge il clima truce della dittatura galoppante. Il governo, il partito, padroni nuovi si aggiungono a quelli di sempre: non è facile per magistrati e carabinieri cercare almeno una parvenza di giustizia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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