Cultura

«Piano Reporter», il concerto del 5 maggio raccontato da Alice Galletta

Questo elaborato fa parte del progetto promosso dal Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo e da Cieli Vibranti
Il concerto del 5 maggio al Teatro Grande - Foto Facebook
Il concerto del 5 maggio al Teatro Grande - Foto Facebook
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Questo elaborato, scritto da Alice Galletta (liceo Gambara), fa parte del progetto «Piano Reporter», promosso dal Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo e da Cieli Vibranti.

Il giorno venerdì 5 maggio, alle ore 20, ha avuto luogo al Teatro Grande di Brescia uno degli emozionanti concerti che ci accompagnano nella 60° edizione del Festival Pianistico, iniziato sabato 22 aprile, che quest’anno ci ha proposto il tema dell’anti avanguardia.

I musicisti che ci hanno incantato questa sera sono: i Kyiv Virtuosi, gruppo di archi formato da alcuni dei migliori musicisti da camera e solisti professionisti, il violoncellista Dmitry Yablonsky personaggio noto tra i grandi nomi del concertismo internazionale, direttore stabile e artistico dei Kyiv Virtuosi Orchestra e infine il pianista Boris Petrushansky nato nel 1949 da genitori musicisti, entrato a soli otto anni alla Scuola Centrale presso il Conservatorio di Mosca nella classe di Inna Levina e diventato a quindici anni nel 1964 l’ultimo allievo di uno dei più grandi musicisti dei nostri tempi, Heinrich Neuhaus.

All’esecuzione ha preceduto un silenzio carico di eccitazione, attesa, e bisbigli, che è stato subito dopo interrotto dalla chiusura delle luci e dall'intonazione presa dai musicisti, la quale da sola è riuscita a catturare subito il cuore di tutti i presenti. Del primo tempo sicuramente ha colpito l’attenzione il brano iniziale Love Song (di Silvia Colasanti, classe 1975), per pianoforte, orchestra d’archi e percussioni. Questo brano ha affascinato i presenti, grazie all'espressività del pianoforte e dell'orchestra di archi che con gesti coinvolgenti sono riusciti a comunicare con il pubblico. Gli archi sembravano ricreare il ronzio delle api e si fondevano perfettamente alle mille voci giocose che il pianista, con la sua esecuzione è riuscito a simulare. Le percussioni davano uno sfondo più completo al brano, rendendolo perfetto.

Del secondo tempo ha incantato il cuore del pubblico l’esecuzione di Alexey Shor (1970), del concerto per violoncello in fa maggiore (movimento 1, movimento 2 e movimento 3). L’esecuzione del violoncellista Dmitry Yablonsky è stata emozionante, il suono dolce e il timbro caldo del violoncello accompagnava l’animo del pubblico facendo breccia nel suo cuore. L’accompagnamento dell’orchestra d’archi allo stesso tempo è stata perfetta; si univa perfettamente alla voce del violoncello sostenendolo e creando con lui un dialogo toccante, dolce e a tratti un po’ sofferente, riuscendo a comunicare perfettamente con tutta la sala e emozionandola.

I musicisti inoltre, si sono dilettati a fare degli «scherzi al pubblico», così li hanno definiti, facendo una piccola esecuzione tra un brano e l’altro, cosa in realtà molto centrata in quanto fermava l’esecuzione di un repertorio dall’altro senza dare un senso di conclusione netto e apprezzata da tutta la sala in quanto inaspettata. In conclusione, è stato un concerto davvero magico, che è riuscito a comunicare con l’animo e il cuore di tutti i presenti.

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