Cultura

Pfm canta De André al teatro Morato riaperto ai live

Grande successo a Brescia per la versione Anniversary dell’omaggio a Faber, con meravigliosi classici
MORATO SOLD OUT PER LA PFM
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Finalmente il Gran Teatro Morato riapre ai live, finalmente Pfm. Rinviato più volte, il concerto della Premiata Forneria Marconi che «canta De André» (versione Anniversary) riempie in abbondanza, sia pure senza sold out, l’ex Tenda cittadino: l’applauso prolungato che accompagna il posizionamento della band sul palco ha un che di liberatorio, trasmette la sensazione taumaturgica della vita (culturale) che riprende.

La scaletta non apparecchia sorprese, ma non è un limite: dispone un cumulo di meravigliosi classici del repertorio di Faber, buona parte dei quali entrarono nel doppio ellepì che suggellò l’impresa di fondere, dal vivo, il songwriting venato di sublime poesia del cantautore genovese con il rock di Pfm.

  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
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    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato
  • La Pfm al teatro Morato
    La Pfm al teatro Morato

Il tour dove l’alchimia si materializzò - tra ‘78 e ‘79 - cambiò l’attitudine di De André per i live, lasciandogli in eredità gli arrangiamenti rockeggianti confezionati dalla band, che non avrebbe più abbandonato; dal canto suo, il gruppo che prende il nome da una bottega del pane di Chiari mostrò un altro lato del proprio eclettismo sonoro. Certo, la voce di Franz Di Cioccio non ha la profondità e il carisma dell’originale, ma si tiene prudentemente alla larga dall’imitazione, riuscendo a suo modo efficace.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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