Padania Classics e la gita aziendale nei luoghi dell’assurdo
Un viaggio d’istruzione alla scoperta della... distruzione. Un pullman turistico percorre le autostrade A4 e BreBeMi con a bordo una comitiva speciale: una cinquantina di passeggeri tra artisti, architetti, videomaker, giornalisti, curatori di mostre, tutti accomunati da un grande interesse per i «classici padani». Si tratta, infatti, della «gita aziendale» di Padania Classics, ovvero un happening lungo un’intera giornata, nato a corollario del progetto editoriale di Emanuele Galesi, redattore del nostro quotidiano, e dell’artista Filippo Minelli, entrambi bresciani, alla guida del gruppo, ieri, per visitare i luoghi mappati nel loro «Atlante dei Classici Padani»: dal centro commerciale Mega di Vimercate costruito nel 1984, uno dei primi in Italia, a Zingonia, passando per i resti dell’Orceana Park di Orzinuovi e per quella che viene definita la «Strip di Roncadelle», comune dove si allineano esempi di edilizia dedicata allo shopping di tre diverse epoche.
«Dalla pagina alla realtà, il viaggio non solo rende conto dello scempio estetico del territorio, ma consente la presa di coscienza di quella che si delinea come l’eredità visibile di un vero dissesto culturale, avvenuto negli ultimi 40 anni, e del conseguente proliferare di simboli: dalle opere incompiute alle rotatorie agghindate con monumenti dal gusto discutibile, fino al sogno di città perfette e centri commerciali smisurati» spiega Galesi, primo relatore di una «conferenza itinerante» fatta con il microfono dell’autobus - quello che di solito usano i professori durante le gite scolastiche - che passa di mano in mano.
Il concetto di «azienda» (che connota il nome del tour) sintetizza un’idea di onnipotenza imprenditoriale radicata nel modello di progresso basato sul continuo incremento dei consumi.
«L’ironia è un tratto caratterizzante del nostro approccio, ma la nostra perlustrazione è seria e volta a leggere il paesaggio come un fattore determinante per la costruzione dell’identità degli individui che lo abitano» sottolinea Minelli, esortando i gitanti a partecipare in modo attivo alla ricognizione e distribuendo macchine fotografiche usa e getta, per scattare immagini che verranno selezionate per una nuova pubblicazione, stavolta un «almanacco del viaggio nell’assurdo».
«Non dobbiamo essere complici di questo paesaggio» ricorda il curatore d’arte Carlo Sala, che ha firmato l’introduzione dell’Atlante. L’idea è, piuttosto, quella di una riappropriazione del territorio da parte dei cittadini, per liberarsi almeno dal «presidio mentale», e si traduce in pratica con azioni catartiche come passeggiare in luoghi abbandonati e abbracciare i piloni dell’incompiuta Corda Molle, che sono «monoliti di cemento, difficilmente riciclabili» per lo scrittore Marco Belpoliti ed «emblemi della nostra epoca, fino a divenirne monumenti» per Andrea Masu, che li paragona all’«Incompiuto Siciliano» teorizzato con il suo collettivo Alterazioni Video.
Tanti gli intrecci di voci a bordo del pullman, che ospita anche lo scrittore Wu Ming 2 e una delegazione di Legambiente (guidata dal presidente bresciano Carmine Trecroci) e altrettante le espressioni di stupore dei passanti incrociati dal gruppo di gitanti: nonostante l’euforia, accanto alle edilizie abbandonate le cinquanta anime in cammino sembrano, in effetti, personaggi spaesati degni di un film di Antonioni; quando, invece, tutti insieme scattano fotografie tra le corsie dello shopping, destano l’attenzione dei veri clienti, che chiedono loro spiegazioni: «C’è qualche vip al centro commerciale?». Prova, quest’ultima, che il viaggio ha saputo catturare lo spirito del nostro tempo.
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