Musei di domani: con app e big data Brescia diventa laboratorio
Utilizzare i big data per disegnare una mappa dei flussi culturali in città. Valutare l’esperienza multisensoriale dei visitatori dei nostri musei per tradurla nella creazione di contenuti digitali da proporre ai turisti. E, in conclusione, produrre un pacchetto leggibile di informazioni che possano guidare le politiche e i processi decisionali dei prossimi anni. Con l’obiettivo di migliorare ancora la qualità dell’offerta culturale. . «Data Science for Brescia - Arts and Cultural Places», più agilmente identificabile con l’acrononimo «DS4BS», è il progetto di ricerca avviato dall’Università degli Studi di Brescia grazie al finanziamento di Fondazione Cariplo e l’imprescindibile collaborazione di Loggia e Fondazione Brescia Musei.
Per 18 mesi il gruppo di ricerca guidato dalla docente Marica Marisera e composto da Maurizio Carpita, Paola Zuccolotto ed Enrico Ripamonti del Dipartimento di Economia e Management; con Devis Bianchini, Barbara Barricelli e Daniela Fogli del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione analizzerà le modalità di fruizione dei luoghi dell’arte, per proporre nuove forme di accessibilità alla cultura. Di fatto Brescia diventerà per il prossimo anno e mezzo una città laboratorio, in cui immaginare nuove modalità di fruizione dei musei: innovative, inclusive, immersive. La prima linea di ricerca, avviata lo scorso settembre, impegnerà gli statisti nell’analisi dei dati della telefonia mobile.
«L’obiettivo - commenta la prof. Manisera - è vedere come e chi si muove nelle nostre aree museali. Una seconda linea indagherà invece la soddisfazione dei visitatori, attraverso un questionario digitalizzato, ma l’accento verrà posto sulla valutazione dell’esperienza multisensoriale. Cercheremo di capire, in sostanza, se la visione di un quadro o una scultura ha attivato altri sensi. Guarderemo soprattutto alle stanze della Pinacoteca, che hanno già generato reazioni sinestetiche: qualcuno sente più freddo nelle stanze blu e caldo in quelle rosse. Non mancherà ovviamente un’analisi di dati raccolti sul fronte dei social media».
L’esito di queste indagini finirà nelle mani degli ingegneri dell’informazione, che avranno il compito di trasformare le opere d’arte in «smart objects»: misurabili e arricchiti da metadati e contenuti multimediali. Ciò consentirà di creare un sistema di gestione dei contenuti, che sarà al servizio dei curatori dei musei. I quali potranno predisporre itinerari cuciti su misura quasi per ogni singolo visitatore. Con un occhio particolare agli utenti più frahili. Il, visitatore, a sua volta, sarà destinatario di una app, che proporrà percorsi di visita personalizzati, sfruttando anche meccanismi di gamification.
Punti, livelli, premi, beni virtuali e classifiche invoglieranno così i turisti a scoprire sempre nuovi «pezzi» del patrimonio culturale di Brescia. Perché se inizialmente ci si concentrerà sul patrimonio museale, l’obiettivo è presidiare anche i teatri. «Questa ricerca - il commento della presidente di Fondazione Brescia Musei Francesca Bazoli - è cruciale all’attività che noi svolgiamo. La funzione dei musei si sta definendo sempre più, passando da un concetto di conservazione e tutela ad un concetto di fruizione. I musei posseduti sono oggi concepiti come patrimonio da mettere a disposizione della comunità nel miglior modo possibile. Gli esiti di questo studio ci aiuteranno a capire come farlo ancor meglio».
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