Malika Ayane: buona causa, pop fresco e tanta simpatia
Per una buona causa, con un pop fresco e simpatia da vendere. Malika Ayane, ieri, si è presa gli applausi del Teatro Grande, stracolmo per il concerto organizzato da Airc, confermandosi a proprio agio pure in un contesto da musica colta, che peraltro l’artista bazzica fin da bambina, quando svettava nel coro delle voci bianche della Scala.
In apertura, il consigliere Daniele Finocchiaro ed Esmeralda Gnutti Rettagliata, presidente del Comitato Lombardia di Fondazione Airc, hanno introdotto la serata con il richiamo al lavoro quotidiano di sensibilizzazione, raccolta fondi e sostegno alla ricerca oncologica che Airc, attraverso numerosi volontari, porta avanti con dedizione assoluta. Quindi un’ora e mezza di show di Malika, in scena con un abito rosa che rivisita il tubino anni 60, indossato su collant neri e polacchini dal tacco vertiginoso, mentre la band sfoggiava completi scuri su maglietta alla marinara.
Ayane può attingere da sei album realizzati nell’arco di diciassette anni: nel concerto bresciano ha pescato qualcosa da tutti, avviando il motore sulle atmosfere languide di «Peccato originale», che apre «Malifesto» (2021), l’ultimo disco pubblicato; quindi ha accelerato il ritmo con «Thoughts and Clouds», che nobilitava «Grovigli» del 2010, e proseguito con «Tre cose» (da «Ricreazione», del 2012), per far infine piovere l’elettricità di «Tempesta» (da «Naïf», inciso nel 2015).
Solo allora ha preso fiato e salutato il pubblico, spiegando: «È il primo concerto in teatro dopo un sacco di tempo, voglio che sia una festa. A maggior ragione per il fatto che siamo qui per i buonissimi motivi che sapete». Poi, di fronte alla mancata reazione della platea verso una gag sciorinata a sorpresa, ammiccava: «Ho pochi talenti, eppure me ne riconosco almeno tre: cantare bene, fischiare bene e fare buoni risotti... sebbene su quest’ultimo punto dalla settimana scorsa nutra meno certezze. Inoltre, faccio battute che non fanno ridere!».
Scaletta mobile
Torna a cantare, Malika, con quella sua voce pastosa e vagamente nasale: il clima si colora di jazz, con il trombone in evidenza in «Come sarà», che è un po’ la canzone della maturità, e in «Mezzanotte», un pezzo notturno e malinconico, dal sound comunque piacevolissimo. In vetrina ci sono ora soprattutto le tracce di «Malifesto», che ha avuto poche occasioni di farsi ascoltare dal vivo.
Ma, aldilà delle scelte di repertorio, piace l’attitudine dell’artista che improvvisa, talora spiazzando i suoi stessi musicisti, adattando la scaletta di massima all’umore e alle situazioni che si generano nell’interlocuzione con il pubblico, esaltando il proprio lato romantico con «Ricomincio da qui», «Come foglie», «Ti piaci così». La passerella conclusiva poggia invece sul ritmo irresistibile di «Senza fare sul serio», sulla dolcezza di «La prima cosa bella» (gemma di Nicola di Bari), sulla liberatoria «Ansia da felicità».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato