La Strada del Soccorso che tradì i bresciani: un libro la racconta
Risale probabilmente a fine ’300 o inizio ’400, durante la dominazione viscontea, la costruzione nel Castello di Brescia della Strada del Soccorso, il ripido cammino che si sviluppa sul fianco nord-occidentale del colle Cidneo: dall’attuale Parco della Montagnola, lungo via della Pusterla, fino all’interno della fortezza. A questo affascinante percorso - che non serviva a portare soccorso alla città, ma ad aiutare chi nel Castello si trovava sotto attacco - è dedicato il libro «La Strada del Soccorso nel Castello di Brescia» (Grafo, 88 pp., 18 euro), presentato alcuni giorni fa dal Comitato Amici del Cidneo onlus che ne ha promosso la pubblicazione.
Come ricorda Giovanni Brondi, presidente degli Amici del Cidneo, il libro conclude un’operazione avviata nel 2020, quando il Comitato fu promotore ufficiale della candidatura del Castello di Brescia nel censimento nazionale «Luoghi del Cuore Fai». Grazie all’impegno dell’associazione, con oltre 43mila voti il Castello giunse terzo nella classifica nazionale. «Per la prima volta - sottolinea Brondi - un sito del nostro territorio conseguiva un risultato così significativo all’interno dei censimenti Fai». Il premio (30mila euro assegnati da Intesa Sanpaolo) venne devoluto alle opere di restauro e illuminazione della Strada del Soccorso: un costo di circa 270mila euro complessivi - finanziati in gran parte dal Comune - che hanno permesso nel settembre 2022 la riapertura del percorso.
Il volume
Il libro vuole divulgarne la storia e l’importanza. L’autore è il bresciano Alessandro Brodini, docente di Storia dell’architettura all’Università di Firenze. Lo studioso ha scandagliato archivi lombardi e veneti ricavandone, tra l’altro, una ricca raccolta di mappe e vedute storiche, databili dal 1520 a metà Ottocento, riprodotte e commentate nel volume. Le fotografie di Rolando Giambelli documentano invece la situazione esistente, accompagnando la descrizione dettagliata del percorso.
Quella che chiamiamo Strada del Soccorso - chiarisce Brodini - è in realtà parte di un «articolato sistema fortificato» che comprende, al livello più basso, il Forte del Soccorso e, in alto, le torri Coltrina e di Mezzo, raccordate da una lunga galleria dotata di cannoniere. Come in altre fortificazioni di età medievale e moderna, il Soccorso è «un passaggio, piuttosto defilato e nascosto, che consente di entrare o di uscire dall’insediamento difensivo in modo protetto, senza essere visti». A quest’uso servì anche la Strada bresciana, «strumento di repressione perfettamente congegnato e funzionante» in due momenti tragici della storia cittadina.
Nella notte del 18 febbraio 1512, il luogotenente del re di Francia, Gaston de Foix, passò dalla Porta del Soccorso per portare rinforzo ai soldati francesi asserragliati in Castello durante la ribellione dei bresciani. Fu l’azione da cui scaturì il cruento massacro del Sacco di Brescia, scatenato dai francesi nelle vie cittadine. Tre secoli dopo, il 30 marzo 1849, il maresciallo austriaco Julius von Haynau per la stessa via fece salire le truppe che domarono nel sangue la rivolta delle Dieci Giornate. «Via delle passate sventure bresciane» fece scrivere su un arco Carlo Sorelli, che diede impulso al restauro della Strada nel 1895.
Il recupero
A inizio ’900, il sistema difensivo del Soccorso non era lo stesso dell’età viscontea. Il libro ricostruisce le modifiche realizzate a partire dal 1523, quando l’ingegnere militare Agostino da Castello sovrintese ai lavori che diedero a quasi tutto il percorso l’aspetto ancora visibile.
Una conformazione raggiunta a fine secolo: l’ultimo tratto della Strada - che in origine terminava sul Prato della Bissa, l’attuale piazzale della Locomotiva - «viene progressivamente coperto da una sequenza di volte a botte in pietra e mattoni». I restauri novecenteschi hanno conosciuto, dal 1950, diverse fasi. Chiusa per alcuni anni, la Strada è ora restituita ai cittadini bresciani, che con il loro impegno ne hanno fatto un pacifico «luogo del cuore».
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