Inaugurata la mostra dedicata a due delle edizioni più belle della Mille Miglia
Dopo le mostre dello scorso anno, dedicate ai centenari del Gran Premio d’Italia e del Circuito del Garda, in occasione della Freccia Rossa 2022 il Museo Mille Miglia - spiegano Giuseppe Ambrosi, vicepresidente vicario dell’Associazione Museo Mille Miglia, e Maria Bussolati, direttrice del Museo - ospita fino a novembre un’esposizione dedicata a due delle edizioni della «corsa più bella del mondo», di cui ricorrono i novanta e i settant’anni.
«Tifo e motori della Vittoria. Dall’Alfa Romeo alla Ferrari. Le Mille Miglia del 1932 e del 1952» è il titolo dell’esposizione che sarà inaugurata oggi al Museo Mille Miglia. La mostra è curata dal Comitato Scientifico del Museo, composto da Maria Bussolati, Bruno Ferrari, Paolo Mazzetti, Francesca Morandini, e Elena Pala, e indaga la VI e la XIX Coppa delle Mille Miglia, proiettandole nello spaccato socioculturale del tempo. Preziosa risulta la collaborazione con la Fondazione Negri di Brescia che ha messo a disposizione una suggestiva carrellata di preziose fotografie d’epoca. Non solo. Ad arricchire il percorso concorrono anche documenti e oggetti di collezioni private e di altre istituzioni culturali nazionali, tra cui l’Archivio Eni di Roma, il Mart di Rovereto e Il Vittoriale degli Italiani.
Le auto
Due le macchine protagoniste insieme ai loro equipaggi. Nel 1932 a vincere è la Alfa Romeo 8C 2300 Spider Touring del ternano Mario Umberto Baconin Borzacchini in coppia con Amedeo Bignami. A cinque anni dall’esordio della Freccia Rossa, il «livello dei partecipanti - spiega Paolo Mazzetti, uno dei due autori dei testi della mostra e del catalogo - si è sensibilmente elevato e le scuderie si adeguano di conseguenza: i posti di rifornimento, ad esempio, sono diventati assai più professionali e dislocati in luoghi strategici, preferibilmente dove il percorso impone già un rallentamento, allo scopo di limitare la perdita di tempo, e organizzati in modo che i piloti si possano rifocillare e le vetture ricevano il carburante e l’assistenza necessaria il più rapidamente possibile». Nel 1952 al primo posto sul podio è la Ferrari 250 S, una berlinetta di Vignale, guidata da Giovanni Bracco in coppia con Alfonso Rolfo.@I bresciani siamo noi
Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.
Dall’edizione del 1932 della magica gara a quella di vent’anni dopo, il visitatore della mostra avrà modo anche di cogliere agili suggestioni sulla società del tempo. Da un lato, c’è la Leonessa del Ventennio, irregimentata, sì, ma - precisa la coautrice Elena Pala - anche aperta a sperimentazioni culturali e spettacoli di levatura internazionale. Due esempi tra gli altri: la direzione controcorrente di Carlo Belli del mensile «Brescia» e le «danze esotiche» di Joséphine Baker. Dall’altro lato, c’è una Brescia che corre a tutto gas verso il «miracolo economico» degli anni ’50.
A fare da filo conduttore permane a Brescia, come nelle regioni italiane attraversate dallo spettacolo itinerante della Mille Miglia, il «tifo a motore» di sportivi, appassionati e semplici curiosi. Se nel 1932 all’uscita di Brescia la gente fa argine al passaggio delle macchine per lunghi tratti, «pendendo a grappoli dagli alberi che servono di tribuna», nel 1952 la calca è la stessa. Il fascino della manifestazione automobilistica si conferma, allora come ancor oggi, vitale e promette un futuro di nuovi successi.
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