Cultura

Il 9 aprile 1643 moriva il matematico Benedetto Castelli

Monaco benedettino, si specializzò nell'Idraulica e lavorò a Roma e Venezia. Fu amico di Galileo Galilei
Benedetto Castelli ritratto da Luca Ghidinelli
Benedetto Castelli ritratto da Luca Ghidinelli
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Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.

Il 9 aprile 1643 a Roma moriva Benedetto Castelli, al secolo Antonio, monaco, matematico, fisico e accademico bresciano.

Castelli nacque a in città nel 1578, primogenito di sette fratelli. A Brescia, dove entro nel 1595 nell’ordine benedettino, iniziò gli studi matematici che terminò poi a Padova, trasferendosi al monastero cittadino di Santa Giustina. Dopo l'esperienza veneta Castelli rientrò in città nel 1610 nel monastero di San Faustino.

Nella vita benedettina, tra preghiere, studi e calcoli, proseguì il rapporto epistolare con l'amico Galileo Galilei, che gli fu anche maestro e di cui aveva grande stima.

Castelli ricoprì importanti incarichi, tra i quali professore presso l'Università di Pisa e, su invito personale di Papa Urbano VIII, professore all'Università della Sapienza di Roma.
Nel tempo Castelli si specializzò nell'Idraulica e proprio in questo settore il docente bresciano venne convocato da Papa Urbano VIII per uno studio monumentale: la questione delle acque della Capitale.

Da questi studi scaturirà il suo libro forse più importante «Della Misura dell'Acque Correnti», dove Castelli spiegava la teoria della portata dei fiumi. Dopo l'esperienza romana lavorò sul Lago Trasimeno e nella Laguna di Venezia. Rientrò poi a Roma dove morì nel 1643.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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