Cultura

Il 17 agosto 1925 a Brescia nasceva Angio Zane, regista ed ex partigiano

Fu l'antesignano degli spaghetti western, filone che ebbe un grande successo intorno agli anni '60 e '70
Angio Zane ritratto da Luca Ghidinelli
Angio Zane ritratto da Luca Ghidinelli
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Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.

Il 17 agosto 1925 a Brescia nasceva Angio Zane, regista ed ex partigiano della brigata Perlasca.

Figlio dell'onorevole Francesco Zane, politico di spessore nella realtà gardesana nel Dopoguerra, senatore per quattro mandati, dal 1948 al 1962, con la Democrazia Cristiana, negli anni fu primo cittadino di Limone, dal 1952 al 1956, di Sirmione, dal 1956 al 1960 e sindaco per due mandati di Salò, dal 1960 al 1970; Angio nacque in città ma la famiglia risiedeva stabilmente a Salò.

Finiti gli studi il giovane Zane voleva approfondire quella che era la sua grande passione: il mondo cine amatoriale. Amava fotografare volti, paesaggi e sognava ad occhi aperti le grandi praterie americane, viste e riviste in decine di film western. I progetti si arrestarono bruscamente durante il secondo conflitto mondiale. Il giovane, nella drammaticità di quei momenti, decise di entrare nelle file della resistenza.

Fu in quel periodo, verso la fine del conflitto, nella notte tra il 22 ed il 23 marzo 1945 che Angio ed altri quattro compagni d'armi effettuarono uno degli episodi più incredibili della lotta partigiana bresciana: «Il colpo all'Ospedale di Salò». Così venne ribattezzato nel tempo. Quella notte Zani e compagni liberarono il salodiano Carlo Mombelli comandante del V gruppo della Brigata Perlasca. «O stanotte o mai più» probabilmente si disse il commando, in quanto la mattina del 23 marzo Mombelli avrebbe dovuto essere fucilato in onore del Duce, nel giorno dei «Fasci di Combattimento». L'ardita impresa venne compiuta dopo la mezzanotte. Il commando fece irruzione nell'ospedale e prelevò il Mombelli. Ci fu un conflitto a fuoco. Un quarto d'ora di sparatorie in una Salò che brulicava di SS, militi della X Mas e camicie nere. Durante le fasi concitate del blitz cadde sotto i colpi tedeschi Ippolito Boschi di Barghe. I compagni prelevarono il cadavere dal corridoio dell'ospedale e lo nascosero e murarono in un sottoscala della famiglia salodiana dei Ebranati fino al giorno del funerale, avvenuto l'8 maggio 1945, a guerra finita.

Alla fine del conflitto tornò a cimentarsi in quella che era la sua grande passione e poco dopo si avvicinò a quello che sarà il suo lavoro: la produzione documentaristica, realizzando oltre cento cortometraggi, molti dei quali didattici ed industriali, ottenendo numerosi riconoscimenti in ambito nazionale ed internazionale. Nel tempo si cimentò anche in lungometraggi ed il suo primo lavoro fu nel 1957 con «La capinera del mulino», ambientato a Salò.

Pochi sanno, ma vale la pena sottolinearlo, che Angio Zane fu l'antesignano degli spaghetti western, filone che ebbe un grande successo intorno agli anni '60 e '70. Il regista salodiano fondò la Ondastudios e nelle valli di Salò, Toscolano Maderno e Gargnano girò le scene dei suoi «western»: «Esploratori a cavallo» (1962), «Il tesoro del fiume» (1962) e «Okay Sceriffo» (1964). Come lui stesso ricordava: «Non voglio vantare diritti di priorità, ma gli scenari dello spaghetti western li abbiamo scoperti noi prima di Sergio Leone. Lui è andato in Spagna, noi siamo rimasti a casa».

Gli Ondastudios continuarono a sfornare importanti successi e nell'epoca dei caroselli ne crearono alcuni che fanno parte tutt'ora dell'immaginario collettivo. Tra questi senz'altro spicca quello della Negroni, con lo sceriffo con in testa il cappello bianco con la stella dell'omonima azienda che in groppa al cavallo si allontana cantando: «Le stelle sono tante milioni di milioni, la stella di Negroni...». Generazioni di italiani sono cresciute con quel tormentone in testa. Altri camei furono il carosello con Johnny Dorelli per la Galbani ed infine quello con Raimondo Vianello e Sandra Mondaini per la Stock. Un altro grande colpo di Zane fu convincere Mina a posare sulle rive del Garda per la pubblicità della Tassoni, leader del Chinotto e della Cedrata.

Parallelamente al lavoro di realizzazioni pubblicitarie, Angio con i suoi studios portò avanti il progetto del «Museo archivio audiovisivo gardesano» nel quale raccolse attrezzature, apparecchi cinematografici, cineprese, moviole e fotografie. Il museo rimase aperto per anni e diede l'occasione ai visitatori di conoscere le tecniche cinematografiche ed il mondo affascinante del regista. Negli ultimi anni si dedicò alla realizzazione di filmati a soggetto letterario, in collaborazione con il poeta e drammaturgo trentino Francesco Farina.

Angio Zane morì ottantaquattrenne a Salò il 27 gennaio del 2010.

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