Il 10 aprile nasceva l'archeologo e politico Giovanni Labus
Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.
Il 10 aprile 1775 a Brescia nasceva Giovanni Labus, politico, archeologo ed epigrafista. A lui è stata dedicata una piazzetta, nelle adiacenze dei resti della Basilica Romana in città.
Labus, con la prospettiva di intraprendere i voti, nel 1792 entrò nel seminario cittadino, ma il giovane Labus non era portato per la vita religiosa e poco dopo abbandonò il progetto e la vocazione per dedicarsi agli studi e laureandosi in legge a Bologna nel 1806.
Nel 1797, una buona mano ed uno scritto brillante lo portarono ad essere direttore de «La Frusta Democratica», periodico bresciano di chiara ispirazione giacobina, anticlericale e dissacrante verso le istituzioni.
Con l'annessione di Brescia, sempre quell'anno, alla Repubblica Cisalpina, per il giovane Labus i trascorsi e gli scritti rivoluzionari furono forieri di problemi con le autorità locali e con i detentori dell'Ordine che in più di una occasione lo arrestarono. Per il giovane la città era diventata stretta e così nel 1799 si trasferì a Milano, dove trovò impiego presso gli uffici ministeriali della neonata repubblica.
Il ritorno degli austriaci lo costrinse a fuggire dal capoluogo Lombardo ed ad emigrare in Francia per poi peregrinare in Belgio ed Olanda dove iniziò la sua passione per l'antichità.
Con l'avvento dei Francesi finì la sua latitanza e nel 1800 poté rientrare in città, dove convolò a nozze con la fidanzata, Teresa Pellegrini, con la quale ebbe 11 figli. In Labus, dopo le avventure, la fuga e le grane giudiziarie, era maturata la decisione di abbandonare definitivamente l'attività giornalistica e rivoluzionaria e si buttò anima e corpo nel mondo della Letteratura neoclassica e dello Studio archeologico e degli epigrafi, dove si specializzò.
Attraverso questa specializzazione nel 1811 scrisse un libro: «Dissertazione sopra il cippo inedito di L. Magno Primione rinvenuto a Brescia nel 1807». Successivamente si occupò degli studi di vecchi monumenti sepolclari rinvenuti nella Basilica Milanese di Sant'Ambrogio. Sempre in ambito bresciano, nel 1823, pubblicò uno studio «Intorno varj antichi monumenti scoperti in Brescia» al quale integrò vari frammenti epigrafici che vennero riconosciuti da scoperte e rinvenimenti successivi.
I suoi brillanti lavori fecero sì che nel 1837 l'Imperatore d'Austria Ferdinando I lo nominasse «epigrafista aulico» e gli commissionasse l'epigrafe scolpita sull'Arco della Pace di Milano e successivamente, nel 1838, venne decorato, sempre da Ferdinando I, con le insegne dell'Ordine della Corona di Ferro. L'imperatore lo volle anche il giorno della sua incoronazione a sovrano del Lombardo-Veneto e lo nominò, per l'occasione, rappresentante ufficiale della Repubblica di San Marino. La stima verso Labus portò lo portò a nominarlo di persona «Membro dell'Accademia delle Scienze» di Vienna.
Giovanni Labus morì settantottenne a Milano, a causa di un ictus cerebrale, il 6 ottobre del 1853.
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