Cultura

Gratteri: «Servono informatici e hacker per battere la ’ndrangheta»

A Librixia applausi per il magistrato in prima linea nella lotta alle mafie
GRATTERI: "'NDRANGHETA INQUINA ECONOMIA"
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È un applauso scrosciante ad accogliere Nicola Gratteri, il magistrato in prima linea nella lotta contro le mafie, a Librixia. Gratteri presenta il nuovo saggio, scritto a quattro mani con Antonio Nicaso, «Fuori dai confini. La ‘ndrangheta nel mondo» (Mondadori) di cui il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, introdotto da Eugenio Massetti, parla in dialogo con Silvio Masullo.

Il quadro viene subito circoscritto: le mafie, al pari dei virus, mutano in continuazione, si adattano ai cambiamenti dell’organismo sociale che le ospita. La ‘ndrangheta ha il suo dna in Calabria, ma è ormai un brand globale presente in tutti i continenti, in almeno 50 Paesi. Tra i segreti della sua forza, l’osservanza ortodossa delle regole, la rigidità nell’affiliazione e il vincolo di sangue. Cui si aggiunge la capacità di utilizzare le tecnologie più sofisticate, dalle risorse telematiche alla crittografia, fino a criptovalute e traffici sul dark web.

«La ‘ndrangheta - spiega Gratteri - è anche la mafia più evoluta in campo imprenditoriale/criminale. Non vende solo cocaina: compra alberghi, ristoranti, pizzerie, per rivenderli in momenti di crisi. Dalle ultime indagini emerge che comincia a fare un riciclaggio sofisticato, assoldando anche hacker, soprattutto tedeschi e rumeni, in grado di realizzare in un quarto d’ora una movimentazione di somme enormi di denaro e di fare triangolazione in modo da far perdere le tracce».

  • Librixia: l'incontro con il magistrato Nicola Gratteri
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  • Librixia: l'incontro con il magistrato Nicola Gratteri
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  • Librixia: l'incontro con il magistrato Nicola Gratteri
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  • Librixia: l'incontro con il magistrato Nicola Gratteri
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  • Librixia: l'incontro con il magistrato Nicola Gratteri
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  • Librixia: l'incontro con il magistrato Nicola Gratteri
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    Librixia: l'incontro con il magistrato Nicola Gratteri

Una sorta di «Matrix criminale», i cui gangli arrivano ai cyber attacchi (che dal febbraio 2022 si sono intensificati ai danni dei portali istituzionali) e alle truffe online. Il punto debole sta nel fatto che, se le mafie sono sempre più attrezzate sotto l’aspetto informatico, dall’altro i metodi investigativi spesso non sono al passo. Carenza di risorse, mancanza di investimenti, rappresentano la principale causa.

«Fino a cinque-sei anni fa - riferisce il magistrato -, ho sempre affermato che la Polizia giudiziaria italiana era la migliore al mondo. Cosa è accaduto? Dal 2010 sono state bloccate le assunzioni alla pubblica amministrazione, anche per le forze dell’ordine, e solo negli ultimi anni sono stati riaperti i concorsi. Ma l’investigazione è cambiata rispetto a un decennio fa: bisogna assumere ingegneri informatici, hacker per contrastare le mafie. Altri Paesi l’hanno capito». L’Fbi, ad esempio, ha messo a segno il grande colpo con la app Anom, una piattaforma creata apparentemente «da criminali per i criminali» che ha permesso di arrestare decine di killer e di narcotrafficanti.

Gratteri cita anche il caso Pecci, procuratore antimafia sudamericano assassinato in Colombia e si sofferma sulla vicenda della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, colpevole di aver smascherato il sistema dei «paradisi normativi» di cui Malta era parte.

La ‘ndrangheta, non va dimenticato, col suo «sguardo presbite» si alimenta del consenso sociale: «Ha bisogno di farsi riconoscere, si comporta come un’azienda e necessita di pubblicità. Oggi vediamo i rampolli delle nuove mafie mettersi in mostra su Tic Toc, Instagram, Facebook, ostentando il loro lusso pacchiano, come a voler indicare un modello vincente».

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