Famiglia Strada, da 100 anni le fotografie che diventano storia
Nel 1922 andare da Pralboino a Milano non era certo poca cosa, anzi. Andarci a 14 anni per iniziare un nuovo lavoro, o meglio, quello che sarà il lavoro/vocazione di una vita è ancora più straordinario. Scatto dopo scatto, fare fotografie è entrato nel Dna della famiglia Strada. Perché cento anni dopo, il nipote di quel Gabriele Strada (che si chiama Gabriele pure lui) è ancora pienamente operativo, la tradizione proseguirà e continuerà certamente ancora a lungo. Passione.
L’avvicinamento alla mostra «Brescia riparte. 1945-1963» (a Palazzo Martinengo il prossimo autunno) prosegue il suo percorso, e così dopo i Collection day organizzati nella nostra sala Libretti (durante i quali moltissime persone hanno portato oggetti legati ai loro ricordi), ecco allora che l’evento organizzato dal professor Roberto Chiarini e dalla professoressa Elena Pala è l’occasione per raccontare una famiglia che di quel periodo (ma non solo) è stata protagonista raccontandolo attraverso le fotografie.
La camera ardente di Gabriele d'Annunzio
Nel 1922 Gabriele è, appunto, un ragazzo di 14 anni che parte per Milano per lavorare come garzone nello studio di un fotografo, la professione lo affascina fin da subito, passano gli anni e con loro cresce la professionalità del giovane; a inizio marzo del 1938 è a Gardone Riviera per fotografare la camera ardente di Gabriele d’Annunzio allestita al Vittoriale. Fino agli anni Quaranta Gabriele continua a fare il pendolare con la città meneghina, poi il ritorno nel suo paese natale dove apre la sua attività: «Fotografia e cinematografia Gabriele Strada».
Il perché dell’insegna è presto spiegato, oltre a fare fotografie, Gabriele si occupa anche della gestione del cinema, del resto sempre di pellicole si trattava. Negli anni Cinquanta ecco l’arrivo sul fronte lavorativo del figlio Galeazzo (nato nel 1936), a quel tempo, come si può ben immaginare, i fotografi professionisti non erano certo molti, gli Strada si contraddistinguono comunque per la loro intraprendenza e professionalità, ecco allora l’arrivo anche di clienti importanti; per quasi mezzo secolo, per esempio, sono i fotografi ufficiali dell’Om, ma non solo, lavorano anche per la Sant’Eustacchio, per le Officine San Giorno, solo per citarne alcuni.
Il Giornale di Brescia
E poi il Giornale di Brescia, per il quale fin da subito diventano i fotografi. È ovviamente impossibile citare gli infiniti fatti di cronaca dei quali furono testimoni, il 24 giugno 1959 il presidente della Repubblica francese, Charles De Gaulle è a Brescia nel centenario della battaglia di San Martino e Solferino, che cento anni prima aveva visto in azione Napoleone III, ad accogliere il Generale ci sono il presidente della Repubblica italiana Giovanni Gronchi e il sindaco di Brescia Bruno Boni. Il 27 aprile 1957 l’allora arcivescovo di Milano, mons. Giovanni Battista Montini, inaugura i nuovi villaggi Badia e Violino realizzati da padre Ottorino Marcolini.
La famiglia Strada accompagna, per citare un altro esempio, l’inviato Danilo Tamagnini che corre a Milano il 6 gennaio 1957 per incontrare proprio l’arcivescovo, la sera prima un ordigno è esploso nel cortile della curia, per Montini nessuna conseguenza. La storia della famiglia prosegue ora con un altro Gabriele, titolare con Marco Ortogni dell’agenzia New Eden Group.
Una storia in buon mani, è sua la foto simbolo della pandemia che ha fatto circolare l’allora premier Giuseppe Conte. Gabriele stima di aver fatto oltre un milione di immagini solo negli ultimi dieci anni, pensare quante ne ha fatte la famiglia Strada è cifra da capogiro.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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