Cultura

Coez torna a Brescia: «Questo giro ha un sapore speciale»

Dopo il bagno di folla di dieci giorni fa al LattePiù Live, stasera il cantante è al Gran Teatro Morato: «La ripartenza finora è stata bella»
Coez al live al LattePiù a inizio aprile - Foto New Reporter Marazzini © www.giornaledibrescia.it
Coez al live al LattePiù a inizio aprile - Foto New Reporter Marazzini © www.giornaledibrescia.it
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«Repetita iuvant», sostenevano i romani (antichi). Quelli moderni, anche se di adozione come Coez (nato a Nocera, cresciuto nella capitale) non lo dicono più, ma evidentemente riconoscono valore all’assunto.

Motivo per cui l’artista torna stasera a Brescia con l’obiettivo di incassare il (probabile) secondo sold out dopo il bagno di folla fatto registrare dieci giorni fa al LattePiù. Stavolta la location di oggi, ben più ampia, è il Gran Teatro Morato, in via San Zeno, con inizio fissato alle 21: difficile immaginare un pubblico composto, tanto che la scelta degli ultimi posti disponibili è soprattutto tra quelli in piedi del parterre (a 40 euro più diritti di prevendita), mentre in tribuna ci sono spazi contingentati per chi proprio non rinuncia a sedersi (46 euro).

Non cambia la scaletta annunciata rispetto all’incursione in discoteca né, ovviamente, la formula: il 38enne pioniere dell’urban nazionale, al secolo Silvano Albanese, è alfiere di un cantautorato rap dagli ingredienti calibrati, in cui lo stile crossover tra rappato e cantato fa leva su un vocabolario ampio e dimostra una cura particolare (crescente album dopo album) per il sound. La sua traiettoria pare giunta all’apice, per qualità e maturità, come evidenzia «Volare», disco uscito a dicembre 2021 che rappresenta il cuore del live omonimo. Un lavoro che Coez vuole vedere crescere concerto dopo concerto, perché «dal vivo le canzoni che lo compongono - spiega - possono dare il meglio di sé».

Coez: alcuni giorni fa, proprio a Brescia ha riavviato la stagione dei live, da cui è stato lontano due anni e mezzo. Il brutto è alle spalle?

La mia assenza dal palco è durata più dei lockdwon, perché quando è scoppiata la pandemia, io ero in pausa. Forse la faccenda Covid non è del tutto finita; ma quando sei sul palco e vedi la gente entusiasta, che ha un gran voglia di ballare e tornare alla normalità, succede che dimentichi ciò che abbiamo passato. La ripartenza è stata bella, finora tutto bene. E poi, diciamolo, questo giro ha un sapore speciale, lo affrontiamo con una foga diversa, un’urgenza particolare...

Per «Volare» ha scritto una trentina di pezzi, ma poi ne ha scelti dodici. Una cernita dolorosa?

È un processo di selezione che faccio sempre. Ritengo naturale comporre più di quanto mi servirà.

Il motivo?

Preferisco scegliere le tracce quando ho un’idea complessiva della direzione del disco, ma anche dopo aver appurato come rende una canzone nel passaggio dalla teoria alla pratica.

In ambito hip hop i «featuring» e le collaborazioni sono una costante. Nell’ultimo album, spicca quella con Neffa per la convincente «Cerchi con il fumo»: è l’omaggio a un collega che, con qualche anno d’anticipo, ha fatto il suo stesso percorso, dal rap al cantautorato?

Neffa è un grandissimo artista, che ha indubbiamente aperto una strada. Il suo stile da cantautore, poi, con quell’attenzione per i suoni black, alla Motown, è notevole. C’è tuttavia una differenza fondamentale tra noi: nei miei pezzi non rinuncio mai del tutto all’hip hop e al rap, anche quando questi elementi si riducono a una presenza contenuta. Quando Neffa canta il soul, invece, molla del tutto il rap, a cui ritorna periodicamente.

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